Uno scarico intasato che non funziona. La richiesta di intervento allâautospurgo. E la macabra scoperta. Gettato nello scarico
del bagno un feto apparentemente di quattro mesi. Per il reato di aborto clandestino si trova adesso indagata una giovane
di ventâanni di origine romena che vive con il compagno, un connazionale di trentâanni, in un appartamento alla periferia di Ferentino, nel territorio al confine con Anagni.
Subito dopo il ritrovamento del corpicino, dalla stessa ditta dellâautospurgo è stata chiamata la polizia che ha avviato le prime
indagini sul caso. Lâinchiesta è coordinata dal sostituto procuratore presso il tribunale di Frosinone Rita Caracuzzo. La donna è stata sottoposta allâesame del Dna, mentre sono stati sequestrati dei farmaci che procurano lâaborto. E anche su questo versante si indaga.
La cronaca
Il fatto è accaduto ieri mattina. Lâautospurgo è stato chiamato da un vicino di casa della giovane coppia. Gli inquilini del piano
sottostante lamentavano lâostruzione nello scarico esterno delle acque nere. Hanno pensato a qualcosa di anomalo, mai avrebbero pensato a quanto poi è stato scoperto. Allora si sono rivolti a una ditta specializzata in questi interventi per ripulire la tubatura e la fossa biologica. Un lavoro di routine che sarebbe dovuto durare lo stretto necessario, ma che si è protratto oltre il dovuto. Fino allâinquietante ritrovamento. Allo sconcerto dei presenti è seguita la chiamata alle forze dellâordine. Sul posto la polizia ha effettuato i primi accertamenti risalendo in breve alla coppia di stranieri che occupa il piano superiore dello stabile.
Nel frattempo, si è cercato in giro alla ricerca di elementi utili a circoscrivere i fatti e a indirizzare le indagini sulla pista giusta.
Così sono state recuperate alcune confezioni di farmaci abortivi. Ora bisognerà capire se tali farmaci siano stati presi dalla
donna, se lo abbia fatto con una prescrizione medica (e nel caso di quale medico) e, soprattutto, se questi siano stati la causa
dellâevento. Non è ancora del tutto escluso che lâespulsione del feto possa essere riconducibile a un aborto spontaneo.
Lâindagine
Per avere queste e altre risposte, i due giovani sono stati portati in questura e ascoltati come persone informate sui fatti. Ben
presto, anche a seguito di qualche parziale ammissione, la donna è divenuta indagata. Gli agenti a quel punto le hanno chiesto di nominare un avvocato di fiducia per lâinterrogatorio con tutte le garanzie di legge, anche quella di non rispondere più. La donna ha chiamato lâavvocato Alessandro Loreto che, appunto, le ha consigliato di avvalersi della facoltà di non rispondere,
comâè suo diritto fare. Nel frattempo, la ventenne è stata sottoposta a un tampone salivare per il test del Dna. Un test che dovrà provare la maternità  del feto. Il corpicino, infatti, è stato sequestrato ed è a disposizione dellâautorità giudiziaria per gli accertamenti che si deciderà  di effettuare. Non è escluso che, allâesito di questi accertamenti, la donna possa essere richiamata per illustrare meglio quanto accaduto.
Nei confronti dellâuomo, invece, al momento non sono stati adottati provvedimenti. Non sono emersi elementi tali da renderne
necessaria lâiscrizione nel registro degli indagati. Avrebbe infatti affermato di non sapere nulla di quel feto. Gli accertamenti
proseguiranno nella giornata di oggi, anche con riferimento al sequestro delle confezioni di farmaci che inducono lâaborto.