Meno otto. L’attesa è febbrile. La settimana prossima il Tribunale Amministrativo del Lazio (sezione di Latina) deciderà se accogliere il ricorso di Petrarcone che chiede di tornare alle urne in tutte e 33 le sezioni o almeno in 18 di esse, o se respingerlo al mittente così come chiede D’Alessandro che ha presentato con il suo pool di legali già tre memorie difensive. Petrarcone ha irrobustito il suo ricorso con le indagini avviate dalla Procura della Repubblica di Cassino che a fine settembre ha disposto il sequestro delle sezioni per il riconteggio di tutte le schede.

Ad oggi ancora non emerge nulla dal Palazzo di Giustizia: secondo fonti ben informate i risultati delle perizie calligrafiche a cui sono stati sottoposti il presidente e il segretario del seggio 30 (entrambi raggiunti da un avviso di garanzia) e i quattro scrutatori della medesima sezione ancora non sono a disposizione del Pm Bulgarini dunque appare molto difficile che l’esito delle indagini possa essere reso noto prima del 17 novembre, quando si esprimerà il Tar che, in ogni caso, è e resta l’unico organo deputato a decretare se la città dovrà tornare alle urne oppure se con il respingimento dell’istanza leverà ogni ombra sulla vittoria del centrodestra guidato da Carlo Maria D’Alessandro. Dunque ogni giorno che passa sale la febbre e la tensione è palpabile.

«Difficilmente aggiungeremo in appendice qualche altro elemento al ricorso che abbiamo presentato lo scorso mese di luglio se non ci sono elementi di novità da parte della Procura, anche se - precisa l’ex sindaco Petrarcone - abbiamo tempo fino all’ultimo giorno. Siamo sereni e certi della bontà dell’istanza che abbiamo presentato. Noi riteniamo a ragion veduta che ci sono state delle irregolarità e per questo chiediamo di tornare alle urne. E se qualcuno ha sbagliato è giusto che paghi. Noi non puntiamo il dito contro nessuno vogliamo solo che venga fatta chiarezza sulle elezioni».