Una violenza sessuale alle spalle della chiesa di SantâAntonio, in pieno centro. Lâidentificazione sommaria attraverso Facebook di una persona che sembrava assomigliare al colpevole e lâapertura di un processo, a carico di un trentenne di Cassino, per violenza sessuale.
Assolto ieri dal tribunale di piazza Labriola. La storia, al di là dei suoi contenuti giudiziari, ha fatto emergere un dato inedito: violenze perpetrare ai danni di ragazze - spesso neppure maggiorenni - che difficilmente vengono fuori. E che ancor più difficilmente varcano la soglia del palazzo di giustizia.
La difficoltà , per la maggior parte delle vittime, è superare la soglia della vergogna che le porta a non denunciare. La vittima dellâaggressione del 24 aprile 2013 ha invece rotto gli indugi. Ha raccontato alla sua amica che mentre stava raggiungendo le altre per uscire qualcuno lâha seguita. Poi, in una zona poco illuminata alle spalle della chiesa, in pieno centro, lâha presa da dietro e lâha toccata. Ha avuto solo il tempo di gridare e correre via. Lui, il colpevole, è fuggito in direzione opposta. Una sagoma che si allontanava veloce.
Lâamica a quel punto le avrebbe confidato che alcuni anni prima anche lei (allâepoca minorenne) era stata oggetto di più episodi di violenza. Per poi, in un momento di confidenza, farle un nome, mostrandole una foto su Facebook. Le indagini della polizia, dopo un riconoscimento foto- grafico, chiariranno che quel giorno il âmaniacoâ aveva un solido alibi, ma per il trentenne il rinvio a giudizio è stato quasi scontato.
à stato ieri il difensore dellâimputato, lâavvocato Maria Palma, dopo che lo stesso pm Bulgarini ne ha chiesto lâassoluzione, a smontare il quadro indiziario: la vittima non aveva neppure visto il suo aggressore in faccia. Il riconoscimento, oltretutto, faceva riferimento a un mezzo busto e non ad una âsagomaâ, cioè quella notata durante la fuga dalla ragazza. La sentenza ha dato ragione allâimputato. Ma ha anche cristallizzato un dato fondamentale: la presenza di un maniaco a piede libero.
Un maniaco che, stando ad alcune indiscrezioni, non avrebbe agito in una sola occasione, ma in diversi momenti. Anche in via Piano, nella parte retrostante il Municipio e in zone poco illuminate. Un dato oggettivo, difficile da accettare e finâora nascosto da tanti non detto, per paura. E per vergogna.