Il giallo di Marina Arduini verso una conclusione. È scaduta, infatti, anche l’ultima proroga delle indagini preliminari. Bisognerà capire cosa la Procura deciderà di fare. Se procedere dunque con una richiesta di rinvio a giudizio o sollecitare una nuova archiviazione, come avvenne in passato. Le ultime indagini, svolte dal pool di investigatori di carabinieri e polizia, si erano concentrate in modo particolare su un imprenditore di Alatri, accusato di omicidio e occultamento di cadavere.

Marina Arduini, che lavorava in uno studio di commercialista, è scomparsa il 19 febbraio 2007. Da allora di lei non si hanno più notizie. Inutile ogni appello, inutile anche ogni ricerca del corpo. Quest’ultima condotta, a gennaio del 2015, a Tecchiena con l’ausilio del cane molecolare “Orso”, specializzato nel ritrovamento di corpi umani, ma anche del “georadar”, diede esito negativo. Recentemente, con diverse puntate, del caso se ne era occupata abbondantemente la trasmissione di Rai3 “Chi l’ha visto?”, spostando l’attenzione su un finanziamento da tredicimila euro acceso a nome di Marina, a sua insaputa.

La commercialista, che aveva subito anche una incursione notturna nel suo studio, il giorno della sparizione avrebbe dovuto presentare una denuncia. Ma in questura Marina non c’è mai arrivata. Una testimone la segnalò alla stazione di Roma Termini quella stessa mattina, anche se con un abbigliamento ritenuto non corrispondente dai familiari. Peraltro il cellulare di Marina si mosse da termini in direzione Sud, agganciando varie celle tra cui Gaeta e, per ultima Salerno. E questo potrebbe esser stato uno dei tanti depistaggi della storia. Un altro mistero è legato al ritrovamento dell’auto di Marina grazie a una telefonata anonima, due anni dopo la scomparsa. L’auto, come dimostrano anche le immagini di Google street view era lì da diverso tempo. Ma nessuno se n’era accorto.

C’è poi il giallo dei soldi. Un giallo nel giallo. Forse il vero movente dell’omicidio (come ormai gli investigatori sono portati a credere) di Marina. La donna si era trovata sul conto un addebito di 288 euro, prima rata per l’acqui - sto di mattonelle in un negozio di sanitari. Ma lei non aveva mai sottoscritto nulla del genere. Qualcun’altra si era spacciata per lei acquistando materiale per tredicimila euro, ma soprattutto apponendo una firma che non era di Marina. Recentemente poi era stata scovata sempre da “Chi l’ha visto?” un’altra donna, ordinaria del Frusinate, ma ora trasferitasi al Nord che avrebbe subito la stessa truffa di Marina sull’acquisto di materiale per la casa. E la donna aveva anche parlato di pesanti minacce.

Le indagini non sono state facili. Diversi i testimoni sentiti. Compresi coloro che hanno dichiarato di aver visto Marina insieme all’indagato e con un’altra coppia frequentare un agriturismo di Alatri. La Procura ha ottenuto ben tre proroghe cercando di scandagliare tutte le piste possibili. E ora che anche l’ultima è scaduta, sono momenti di trepidazione per quello che, di fatto, è l’unico indagato, l’imprenditore A.C., 47 anni, di Alatri, difeso dall’avvocato Giampiero Vellucci. Nei confronti dell’uomo la procura potrebbe valutare l’ipotesi di una richiesta di rinvio a giudizio. All’opposto, se riterrà che non sussistano gli elementi per sostenere un’accusa in aula, si andrà verso l’archiviazione. E questa volta potrebbe essere quella definitiva.

Quanto agli altri indagati, ne resta solo una, dato che uno è morto, ma il reato contestato, il favoreggiamento, è ormai prescritto. Incalzato da “Chi l’ha visto?” l’imprenditore di Alatri era apparso in tv, seppur senza mostrare il volto. Aveva detto di aver taciuto la relazione con Marina per paura, trattandosi di una relazione extraconiugale. A molte domande l’uomo aveva preferito non rispondere, finendo con il dire «per l’ennesima volta, che sono innocente e che mai avrei potuto fare del male a Marina». Ma la famiglia Arduini, assistita dall’associazione Penelope, che, da anni, chiede giustizia non gli ha mai creduto.