Aveva collezionato più alias di quanto sia possibile immaginare. E con false identità era riuscito a farla franca per ben 8 mesi, dopo essere riuscito a sottrarsi alla cattura durante l’operazione “Olandese Volante” in cui erano finiti i nomi di 15 destinatari di altrettante ordinanze di custodie cautelari in carcere e una vasta rete di fiancheggiatori, sodali e staffette.

Un’indagine complessa, quella che nel febbraio del 2015 aveva permesso di chiudere il cerchio su una delle più articolate associazioni a delinquere impegnate nell’importazione dall’Olanda e dalla Spagna di ingenti quantitativi di droga immessi sulle piazze del Basso Lazio e del Napoletano. Tra le quindici ordinanze di custodia cautelare anche quella emessa nei confronti di Antonio Capuozzo, originario di Pianura, 33 anni. L’unico sfuggito alla cattura. Ora arrestato nel blitz della Squadra Mobile diretta dal dottor Bianchi e del Commissariato di Cassino, agli ordini del vice questore aggiunto Alessandro Tocco.

L’operazione

Il latitante campano, destinatario dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del tribunale di Napoli , su richiesta della Dda partenopea, non tentava neppure di nascondersi. Cambiava “semplicemente” identità (grazie a documenti contraffatti acquistati sul mercato nero) e continuava - secondo la tesi avanzata dagli inquirenti - nell’attività di import-export di polvere bianca, hashish e marijuana. Un giro d’affari piuttosto cospicuo, vista la domanda in continua crescita avanzata da clienti sempre più numerosi.

Per poterlo fare aveva, però, spostato la sua sede operativa scegliendo la tranquillità del lungomare abruzzese e la possibilità, lontano da casa e dal Cassinate, di agire indisturbato. Almeno secondo le sue previsioni. Intanto, da maggio, a suo carico si era anche aggiunto un ordine di esecuzione per la carcerazione emesso dalla Procura della Repubblica di Cassino, dovendo espiare la pena residua di un anno e sette mesi, sempre per reati stupefacenti. Sia la Squadra Mobile, sia gli agenti del Commissariato di Cassino, non avevano mai mollato la presa. Così, nonostante l’astuzia del latitante, hanno concentrato i riscontri, seguito il loro fiuto investigativo, ascoltato numerosi testimoni, fino ad arrivare a Montesilvano.

L’irruzione

L’irruzione nell’appartamento del giovane campano ha confermato le ipotesi degli investigatori che si sono avvalsi del supporto logistico dei colleghi abruzzesi. Nella casa presa in affitto a Montesilvano (ovviamente sotto falso nome) 110 grammi di cocaina, suddivisa in più involucri, 500 grammi di hashish e 10 grammi di marijuana. E una carta d’identità contraffatta con la sua foto, ma dalle generalità del tutto fasulle. Un tentativo che questa volta è risultato vano. Su disposizione del sostituto procuratore di Pescara, Varese, l’uomo è stato condotto in carcere. Ma le indagini restano aperte, perché gli inquirenti stanno cercando di capire chi abbia favorito la sua latitanza. Per poter affittare l’appartamento, procurarsi nuovi documenti e inserirsi nella nuova compagi- ne criminale abruzzese, il giovane campano non ha potuto di certo fare tutto da solo.