Presunti brogli elettorali, gli indagati attendono con la massima serenità l’evoluzione dell’inchiesta fatta di riscontri sempre più incalzanti. Serena la segretaria del seggio 30 assistita dall’avvocato Antonio Fraioli che si è sottoposta al saggio calligrafico come la massima garanzia della difesa dei suoi diritti. Fiduciosi anche gli scrutatori, uno dei quali rappresentato dagli avvocati Salera e Marandola (e ricordiamo tutti non indagati) che hanno volontariamente preso parte alla consulenza calligrafica in caserma.

Sereno allo stesso modo anche il presidente di seggio, rappresentato dai legali Benedetto Valerio e Antonio Rauzzino, che invece ha preferito scegliere un’altra strada: ha rifiutato il saggio per le «troppe limitazioni al consulente diparte ammesso all’accertamento» come spiegato dalle difese. Lo stesso che martedì pomeriggio sarà sottoposto ad interrogatorio dal titolare dell’inchiesta, il dottor Bulgarini Nomi.

Giovedì la procura aveva annunciato la volontà di procedere nelle acquisizioni di documenti personali del segretario del seggio “che scotta” per poter effettuare delle comparazioni dirette con quelle firme apposte sulle schede elettorali (una decina in tutto) che hanno fatto saltare il sistema e aprire un fascicolo per un’ipotesi di violazione della legge elettorale. Non è peregrino supporre che l’accesso degli inquirenti all’Università degli studi di Cassino giovedì pomeriggio con l’acquisizione, sembrerebbe, di alcuni fascicoli sia legato proprio alla necessità di ottenere materiale su cui poter lavorare. Qualora il reperimento di materiale dall’Ateneo risultasse direttamente collegabile all’inchiesta elettorale quale attività, peraltro annunciata, di documenti utili alle certosine attività affidate alla competenza dei carabinieri di Cassino, sarebbe soltanto la prova della tempestività con cui la procura sta lavorando. Bocche cucite in Ateneo, bocche cucite in procura.

Al netto della necessità di salvaguardare gli indagati, appare quanto mai necessario non tralasciare alcun dettaglio. Neppure il più piccolo: sul piatto della bilancia non solo la salvaguardia del diritto di un individuo, peraltro sufficiente motivazione. Sul piatto della bilancia, questa volta, la salvaguardia della spina dorsale della democrazia che appartiene al popolo, quindi a tutti i cittadini che stanno col naso rivolto verso il palazzo di Giustizia di piazza Labriola per capire se questi presunti brogli siano solo tali. Oppure se ci sia stata una macchinazione ben più importante che, di certo, non poteva voler muovere solo una manciata di voti, come quella finita nel mirino degli inquirenti. Tutto questo mentre si avvicina la data del 17 novembre, cruciale visto l’appuntamento con il Tar, che dirà se queste benedette urne dovranno essere riaperte.

E nelle altre sezioni?

La differenza potrebbe essere fatta dalla situazione riscontrata degli altri seggi. Le segnalazioni presentate su altri seggi (prima due, poi solo uno) per alcune ipotizzate anomalie tutt’ora al vaglio degli inquirenti potrebbero, e il condizionale in tutta questa situazione è d’obbligo, raccontare qualcosa di fondamentale anche per gli stessi investigatori: poniamo ad esempio l’ipotesi che in un altro seggio fosse riscontrata un’anomalia di voti. Allora le anomalie paventate sarebbero su più seggi - cosa che ancora non dimostrerebbe comunque alcuna accusa - tanto da ingenerare il dubbio di una longa manus, di una unica magistrale regia per mettere a segno un piano criminale alle spalle dei valori condivisi dai tanti cassinati che nel primo turno si sono recati alle urne per un consenso che vale molto più di una semplice preferenza.