Atti osceni al parco dei nonni. Evita la condanna perché l’area non è frequentata da minori, per cui, senza aggravante, il reato è depenalizzato. Tutto grazie al nome del giardino. È questa la pronuncia della Corte di Cassazione che ha accolto il ricorso presentato dal 63enne ceccanese G.M. contro il patteggiamento a due mesi e dieci giorni, stabilito dal tribunale di Frosinone. La Corte, pur ritenendo il motivo di ricorso «palesemente infondato» ha annullato la sentenza perché la fattispecie aggravata degli atti osceni è depenalizzata. Peraltro - osservano i giudici - non era chiaro quale dei due commi venisse contestato. I giudici hanno optato per una pronuncia più favorevole al reo avvalorando «la tesi della contestazione dell’ipotesi ora depenalizzata». A cominciare dal luogo dove l’uomo si sarebbe denudato per compiere atti di autoerotismo una prima volta e una seconda senza denudarsi tra agosto e settembre 2013. I giudici hanno considerato che il sito, «chiamandosi “Parco dei nonni” non parrebbe rispondere ai requisiti necessari» per l’ipotesi criminosa, tuttora penalmente rilevante, «riferendosi quest’ulti - maa condotte tenute all’interno o nelle vicinanze di “luoghi abitualmente frequentati da minori”». E che «nella contestazione non è assolutamente richiamato il pericolo che minori possano aver assistito ai comportamenti tenuti dal ricorrente ». La Corte ha annullato la condanna e disposto la trasmissione al prefetto di Frosinone per la sanzione amministrativa sostitutiva della sanzione penale.