Una croce e una rosa nera con la vernice sul portone di casa, la tappezzeria e la carrozzeria dell’auto imbrattate con la vernice rossa e blu e poi minacce di morte. Sono queste le accuse che la procura di Frosinone muove a F.D., postina residente in un paese alle porte del capoluogo. La vittima è il suo ex compagno, un frusinate di 45 anni.

Dopo un anno di convivenza con un figlio, è l’uomo, un imprenditore, con un’altra relazione alle spalle, a decidere di rompere. Siamo alla fine del 2015. Dopo circa sei mesi, a giugno, lui presenta una prima querela. Si sente bersaglio di quella donna che non si rassegna alla fine della storia. Racconta di esser vittima di una lunga serie di lettere minatorie e altri gesti che lo costringono ad integrare per ben quattro volte la querela. L’imprenditore riferisce di aver ricevuto delle lettere con frasi minacciose del tipo “ti ammazzo”, “la tuta auto esploderà”, ma anche “attento a tuo figlio”. L’anonimo mittente si firmava “zingaro” o “mafia”.

Le lettere erano scritte con dei caratteri adesivi, ma anche di pugno. Stando alle perizie grafologiche fatte svolgere dalla procura e dall’imprenditore, che si è rivolto all’avvocato Vittorio Vitali, le missive sarebbero state scritte con la sinistra da una destrimana. Un accorgimento spesso utilizzato da chi non si vuol far riconoscere che, però, non traggono in inganno l’occhio attento dell’esperto. La donna, peraltro, ha rifiutato il saggio grafologico.

Una ventina le lettere inviate, di cui una con un paio di slip da donna. Alcune depositate direttamente a mano, magari facendosi passare per postina, altre regolarmente affrancate. In base ai risultati delle indagini coordinate dal sostituto procuratore Rita Caracuzzo, la donna sarebbe riuscita anche a introdursi nel palazzo abitato dall’ex convivente per disegnare sul portone una croce nera e una rosa dello stesso colore in occasione dell’8 marzo.

In un’altra occasione, l’uomo si è ritrovato con l’auto completamente verniciata di rosso e blu, sia dentro che fuori. Gli episodi sarebbero continuati an- che dopo l’avviso di conclusioni delle indagini preliminari. La procura ha chiesto il rinvio a giudizio. L’udienza preliminare è stata fissata al 18 gennaio. La donna è assistita dall’avvocato Simone Galluccio.