Lo stratagemma funzionava e, in poco tempo, gli aveva fatto intascare circa 40 mila euro ma si è ritrovato, poi, scoperto e con una condanna a due anni di carcere per peculato. In qualità di dipendente di Equitalia dell'ufficio di Frosinone, era considerata persona affidabile dato che, quando si proponeva di prelevare anche a domicilio i soldi in contanti dai contribuenti che dovevano regolarizzare la propria posizione debitoria, nessuno aveva dubbi sulle sue intenzioni, anzi, lo ringraziavano perché faceva risparmiare loro lunghe file agli sportelli. G. A., 44 anni, residente a Roma, ma domiciliato a Frosinone per lavorare, avvicinava le sue vittime direttamente negli uffici in cui lavorava.

Stabiliva il contatto e tesseva le sue trame per carpirne la fiducia e si mostrava disponibile tanto che, addirittura, recandosi nelle sedi di aziende, si faceva affidare dall'imprenditore di turno i soldi che doveva versare nelle casse di Equitalia, incassandone la gratitudine e non solo quella. Infatti tornava in sede, e perfezionava la pratica del pagamento o, quantomeno, fingeva di farlo. Stampava la varia documentazione per attestare il versamento, e subito dopo, la annullava facendo figurare la mancanza di soldi dal conto corrente.

Quella carta straccia manteneva così buone le persone raggirate fino a quando Equitalia non tornava a “battere cassa” per quelle stesse somme che si ritenevano versate, maggiorate, ovviamente, degli interessi. Circostanza che ha visto annoverare tra le vittime, in tutto cinque, contribuenti che hanno affidato al dipendente infedele somme che vanno dai 3.000 ai 25.000 euro per un complessivo, almeno quello calcolato, che si aggira intorno ai 40.000 euro.

Il giochetto è stato svelato, ovviamente, quando le sue vittime si sono accorte che Equitalia continuava ancora a pretendere i pagamenti di quelle stesse somme affidate al quarantaquattrenne e, a quel punto, è scattata la denuncia che ieri mattina ha portato alla sentenza di condanna. Quelle vittime, difese dagli avvocati Antonino Nobile e Francesco Giralico, hanno ottenuto giustizia, ma non i rimborsi. Il quarantaquattrenne, infatti, è stato condannato nel corso del giudizio abbreviato davanti al Gup Troiani del Tribunale di Frosinone, a due anni di reclusione oltre al pagamento delle spese. Una consolazione parziale per chi ha perso i soldi.