Ospitare le Olimpiadi senza doversi accollare le spese delle Olimpiadi, inquadrare l’evento in un’ottica metropolitana e sfruttare anche gli altri impianti della Regione,insomma l’idea lanciata dai quattro sindaci delle province del Lazio, non appare neppure presa in considerazione da Virginia Raggi. La sindaca di Roma continua a dire no al sogno a cinque cerchi, resistendo a qualsiasi pressione, e non si tratta della paura della corruzione, degli appalti possibile occasione per il malaffare. La prima cittadina pentastellata ha spiegato ieri, nel corso della sua audizione in commissione cultura e sport al Senato, perché è contraria a Roma 2024: «La capitale ha troppi debiti e altre spese per un evento del genere non se le può proprio permettere».

La sindaca ha specificato che il debito dell’Urbe vale tra i 13 e i 16 miliardi. “Stiamo accertando la sua entità - ha evidenziato. Partendo da una stazione economica così compromessa, noi non ce la siamo sentita di gravare la nostra città e l'Italia di questi costi”. E la proposta dei sindaci di Latina, Damiano Coletta, Frosinone, Nicola Ottaviani, Rieti, Simone Petrangeli, e Viterbo, Leonardo Michelini, illustrata lunedì scorso a Rieti, per accettare la candidatura olimpica facendo gravare le spese sullo Stato e non sul Campidoglio? Appunto neppure considerata da Raggi.

Per la sindaca il no è un atto di responsabilità. «Con 13-16 miliardi di debito – ha ribadito – che altra garanzia dobbiamo sottoscrivere? La responsabilità dei debiti è assunta in solido dalla città ospitante e dal comitato organizzatore, non dal Cio. Con lo stato dei conti non ci siamo sentiti di indebitare ancora Roma e l'Italia. All'interno della gestione commissariale, un miliardo è nel debito dei giochi del 1960. E lo scorso anno abbiamo finito di pagare i debiti di Italia Novanta. Sarebbe stato irresponsabile dire di sì». Nulla a che vedere dunque col rischio corruzione. «In questi ultimi giorni – ha spiegato nel corso dell’audizione – si prova ad accostare la motivazione del nostro no ad una presunta paura della corruzione. A Roma la corruzione è venuta fuori con Mafia Capitale, dove i soldi pubblici venivano utilizzati per arricchire pochi. Non è minimamente questo il tema, perché altrimenti dovremmo chiudere Roma. Il punto è se,da un punto di vista economico, i costi siano sostenibili o meno: alla luce delle evidenze dei costi possiamo dire che oggi Roma non può permettersi di indebitarsi ulteriormente».

Di più: «La nostra posizione è sempre stata molto chiara. Nel 2015 ci fu la presentazione del Cio e noi 4 consiglieri M5S cominciammo uno studio sull'argomento. Le evidenze storiche ci mostrarono che le spese che le città sostenevano non erano mai ripagate dai vantaggi che le città ricevevano».

Poi la Raggi va anche oltre e spera che il denaro che sarebbe stato destinato dallo Stato alle Olimpiadi venga dato per migliorare Roma. «Come è stato fatto il patto per Milano – ha dichiarato – non vedo perché il Governo non possa sottoscrivere un patto per Roma, utilizzando proprio quelle economie che derivano dalla mancata candidatura ai Giochi Olimpici. Erano fondi che il Governo avrebbe stanziato in caso di candidatura, immagino - se è interessato allo stato della Capitale - che voglia continuare a finanziare anche in caso di mancata accettazione della candidatura».

Bocciati infine gli impianti esistenti: «Ci siamo trovati davanti questo quadro sconfortante: nelle palestre scolastiche capire se ci sono interventi da fare, sulla presenza di amianto, se c’è se non c’è. Oltre alle palestre delle scuole, abbiamo impianti comunali, 162 se non sbaglio, in condizioni molto critiche. Gestiti tramite concessioni, l’amministrazione per molti anni è stata inerte nell’adempi - mento dei suoi obblighi. Abbiamo piscine dove piove dentro. Un panorama di strutture in pochi casi adeguate. Abbiamo difronte sprechi e inefficienze accumulate negli anni e stiamo già mettendoci le mani. Fu fatto un censimento – ha concluso – degli impianti di Roma prima dei mondiali di nuoto: nessuno era a norma. Con i Mondiali ci fu l’ampia rassicurazione che le strutture sarebbero state recuperate e messe a norma, non è avvenuto nulla di questa promessa. In un confronto con il presidente del Coni, lui ci disse che voleva intervenire proprio sugli impianti esistenti. È un esempio che dà l’idea di come non si conosca lo stato dell’impiantistica a Roma».