Suicidi per motivazioni economiche, torna a crescere il numero delle vittime. Se il secondo semestre del 2015 si era chiuso
con 68 decessi, lâanno in corso ha visto una crescita del 20% nei primi sei mesi (da gennaio a giugno sono stati ben 81). In totale, dal 2012 ad oggi sono stati 709. I ricercatori della Link Campus University hanno messo in evidenza come il fenomeno sia ancora molto importante in tutta Italia, tanto da far preoccupare istituzioni e società civile, poiché sottolinea lâevidente
fallimento di politiche atte a contribuire alla stabilità della persona e, soprattutto, a fornire fiducia nel futuro.
Dal 2012 ad oggi nella maggior parte dei casi le vittime, il 44,1%, sono imprenditori. Ma è interessante sapere che è di poco
inferiore la percentuale dei dipendenti, pari al 40%. Questo significa che, a differenza di quello che comunemente si pensa, non sono solo coloro che sono abituati ad una vita agiata a non reggere il colpo del tracollo economico. Sono molto spesso anche persone che non riescono a pagare affitti o mutui, a comprare testi scolastici per i figli, a permettersi un minimo di svago in famiglia. Il numero degli uomini rispetto alle donne è nettamente superiore (nel 2015 sono stati 175 maschi su un totale di 189 suicidi). Sempre nel quadriennio 2012-2016, infine, si è constatato che la fascia di età maggiormente colpita è quella tra i 45 e i 54 anni (il 35%), seguita dalle fasce 55-64 (25,2%), 35-44 (20,7%), 60 e oltre (8,7%), 25-34 (6,5%) e under 25 (1,7%).Â
Nel LazioÂ
Un dato significativo riguarda la distribuzione delle vittime per aree geografiche. Il primato spetta al nord-est, dove si registra
il 25,9% dei casi, seguito dal sud con il 22,8%, il centro con il 21,7%, il nord-ovest con il 19,3% e, infine, le isole con il
10,4%. Nel Lazio lâunica provincia che è stata inserita tra le top 10 è quella di Roma, che si posiziona al settimo posto. Le prime tre, a livello nazionale, sono Venezia, Padova e Napoli. Nel 2016 è stato rilevato che il 34,6% dei suicidi si è verificato
tra gli imprenditori, il 50,6% tra i disoccupati, il 9,9% tra i dipendenti e il 4,9% tra i pensionati. Frosinone non figura tra le prime dieci province in cui si sono verificati suicidi nel quadriennio 2012-2016. Questo, da una parte, può sembrare un dato
rassicurante, ma in termini umani anche una sola vita persa per cause economiche è una responsabilità delle istituzioni.
Di pochi mesi fa, comunque, il gesto estremo di un giovane imprenditore di Cassino che ha scelto di togliersi la vita proprio
nel negozio dove aveva riposto tutte le proprie speranze. Non si sa ancora con certezza il motivo di questa scelta, ma non è
stata esclusa la pressione psicologica conseguente agli impegni economici presi e allâattività  lavorativa. Negli anni scorsi si sono verificate diverse situazioni al limite, in cui molti hanno scelto di togliersi la vita piuttosto che continuare a vivere nel disagio quotidiano e nellâincertezza delle proprie possibilità . Il problema assume rilevanza sociologica soprattutto perché è stato un fatto obiettivo a determinare tale scenario.
Molto spesso è la crisi economica generale a produrre effetti devastanti sulle piccole e medie imprese (questo spiegherebbe
la presenza di Venezia e Padova ai vertici della classifica nazionale). Stesso discorso vale per i dipendenti, che spesso non
hanno la certezza del proprio impiego. Ancor più comprensibile nel caso dei disoccupati, che spesso sono costretti a sopportare anni di immobilità . Per capire se il bilancio del 2016 potrà essere considerato positivo o meno, sarà necessario attendere i dati del secondo semestre, ma per ora quel +20% può solo spaventare.Â