Uso e, soprattutto, abuso dei social. Il sindaco di Vallerotonda denuncia le situazioni di allarme scatenate da un utilizzo esagerato e distorto dei social network. Troppe sono state le “emergenze” arrivate all’attenzione di tutti i suoi concittadini, con conseguente corsa alle spiegazioni da parte dell’amministrazione. E per che cosa? Per informazioni veicolate da una mano lesta che ha agito senza approfondimenti. Allora il sindaco anche ieri è tornato a ribadire il concetto: “Fate attenzione quando scrivete un post. Non state parlando in privato con un concittadino in piazza ma state veicolando un messaggio che leggono centinaia di persone. Non si faccia dei social un uso smisurato altrimenti sfugge di mano. Ci sono stati allarmi provocati dai social ma siamo stati solerti a ricondurli alla normalità delle cose”.

Anche sulla pagina facebook del Comune aveva messo tutti in allerta: “Sono ancora convinto, dopo aver, per primo, aperto una pagina facebook del nostro Comune, che i social siano uno strumento di comunicazione di straordinaria valenza, se utilizzati con criterio e misura, ma possono divenire devastanti, per chi subisce l’azione e anche per chi la determina, se l’uso che se ne fa è di mera cassa di risonanza a sproloqui, insulti e giudizi assurti a sentenze. Per alcuni, i social sono una zona franca fuori dalla realtà quotidiana, ove è possibile dire tutto e di più senza ripercussioni sulla vita di ogni giorno”.

Così spiega: “Lo dico con cognizione di causa avendo rilevato che chi ti ha quasi insultato su Fb il giorno dopo, con atteggiamento amicale ti offre, abbracciandoti, un caffè. Negli ultimi tempi, si è fatto un uso spregiudicato di questo mezzo, in talune occasioni commenti, forse uniti da uno stesso filo conduttore, dal confronto civile sono trascesi negli insulti e nella diffamazione. Ho personalmente sempre gradito le critiche costruttive, fondate su opinioni diverse ma sincere che hanno fatto sempre crescere il confronto. Abbiamo anche sopportato, con spirito cristiano, quelle critiche di posizione e non di opinione, che spesso sfociavano, pregne di acredine, in insulti. Oggi personalmente ritengo, che le diffamazioni non coinvolgono solo noi, diretti interessati, ma anche le relative famiglie che non devono nel modo più assoluto essere trascinate in questo agone. Pertanto da questo momento alle illazioni saranno chieste conferme e precisazioni affinché si esca dalla penombra, del dire e non dire, portando alla lucele proprie affermazioni affinché ognuno possa essere responsabile e magari meritevole di plauso, di ciò che dice”.