Villaggio Ater ex Iacp, dopo nove mesi di gestazione si rischia l’aborto. È la vicenda che riguarda una signora, disperata ma piena di orgoglio e dalla schiena dritta, e la sua figliola malata. La signora Anna, inizialmente esclusa dall’assegnazione di un alloggio che le spettava per graduatoria e successivamente reintegrata nei suoi diritti, aveva accettato ob torto collodi collaborare alla sistemazione del piccolo appartamento al terzo piano del fabbricato inserito nel villaggio Ater di Via Pistone Tofe.

L’alloggio consegnato alla fine dell’anno scorso, lasciato da precedenti utilizzatori che lo avevano ridotto in condizioni pietose e che necessitava del rifacimento di impianti, infissi e intonaci, presentava difficoltà nel subentro delle utenze, distaccate per morosità e con le società erogatrici alla ricerca degli arretrati.

Il rapporto con gli uffici tecnici di Ater, dopo un avvio difficile, sembrava finalmente ingranato, e pur se a fatica, muratori e idraulici avevano iniziato a lavorare. Giunti alla vigilia del fine lavori, con le tracce aperte ad ospitare le canne e il muro pronto ad essere piastrellato, di nuovo lo stop. Tra gli uffici Ater competenti potrebbe essersi bloccata la comunicazione, e nonostante le “centinaia di telefonate”, l’impresa non si fa vedere da settimane.

In attesa di una telefonata che potrebbe rappresentare la svolta nella situazione critica della figliola, è decisa a non mollare, e annuncia in caso di mancato intervento di Ater nei prossimi giorni, azioni eclatanti.