Le ore 17.07 segnano l’inizio di una nuova odissea per i pendolari di Cassino. Arrivano stanchi dal lavoro, conquistano faticosamente un posto sul convoglio 7549 che porta nella città ai piedi dell’abbazia e iniziano ad aspettare la partenza. Fa caldo, dentro e fuori il treno. Ma a far salire le temperature ci pensa anche l’ennesimo ritardo. Passano i minuti e diventano interminabili. L’attesa si trasforma in angoscia. Angoscia di vivere un nuovo incubo in piena estate, soprattutto per chi è ancora costretto a raggiungere la capitale anziché località balneari o montane.

Passa ancora altro tempo. I cassinati presenti si guardano in faccia e iniziano a imprecare. Iniziano anche a sfogarsi sui social e a raccontare, minuto dopo minuto, la cronaca dell’ennesimo disagio. Sono quasi le 18 e si inizia a capire qualcosa. Quelle che erano solo supposizioni diventano realtà. Un “problema tecnico” non farà partire il treno. Bisogna scendere. Probabilmente è tutta colpa delle porte che non si chiudono: impossibile viaggiare così. Allora mestamente si scende, si controllano gli orari e si sale su un altro treno che, a sua volta, parte con dieci minuti di ritardo. E, soprattutto, è super affollato.

Intanto il pomeriggio è rovinato. Il ritardo è enorme. E il rientro a casa avviene quando ormai è sera. Vietato sognare di vedere Cassino quando la luce illumina ancora l’abbazia. Anche ieri, come l’a ltro ieri, per i pendolari l’arrivo è giusto in tempo per la cena.