Giornata da “misteri dolorosi” quella di ieri. La disfatta brucia ancora. E alle preghiere si sostituiscono le imprecazioni. All’indomani dallo “switch” tra pubblico e privato dell’acquedotto cassinate, è scoppiato ovunque un gran parlare e... sparlare. Fuori e dentro il Comune. Nella piazza reale e in quella virtuale. L’acqua ubriaca tutti! E soprattutto è come benzina sul fuoco delle polemiche. E lui, il protagonista, il sindaco Carlo Maria D’Alessandro non intende sventolare bandiera bianca, nonostante un alto rappresentante dello Stato (il commissario ad acta) abbia applicato una sentenza dello Stato (la rinomata 2086 del 19 maggio) che ha come riferimento una legge dello Stato.

Ma, in nome e per conto del bene dei cittadini, continua la sua crociata. Ieri tuttavia i toni non erano guerrafondai. Al contrario, ha tenuto a rimarcare a più riprese: «Mi sto occupando di altro. C’è la manutenzione, i lavori pubblici che ho promesso e tutto quello che serve alla città e ai suoi cittadini. E ho anche buone notizie sul fronte dei finanziamenti».

Non è sereno, ma preferisce che ora le carte passino nelle mani dei suoi legali.

Ma per fare cosa?

«Gli avvocati stanno valutando possibili azioni. Ci sono passaggi giudiziari che si possono fare».

Cioè? Ci sono margini giudiziari sul verbale di consegna?

«Spero di sì. E non dimentichiamo che c’è ancora un giudizio in corso che l’8 settembre avrà la sua definizione».

Poi aggiunge: «Io ora continuo a fare il sindaco e continuo a tenere gli occhi aperti sulla questione».

Sbotta, ma solo per un attimo. «L’importante è che chi si prende gli impianti sappia alimentarli».

Cioè?

«Chi prende una macchina deve essere in grado di pagare la benzina da metterci dentro. Mi sembra il minimo, non è anche che anche la benzina deve essere fornita».

Ma su questo argomento non si è già ampiamente parlato nel botta e risposta con Acea? Intendo la vicenda della convenzione con Acqua Campania...

«Acea è un soggetto privato, può dire quello che vuole, ognuno si assumere le responsabilità. Secondo me hanno detto cose non corrette. Chi prende la macchina deve metterci la benzina. Comunque, attualmente il problema è di tipo legale, ritengo che possano esserci margini, ma non li posso valutare io. Lo faranno gli avvocati. Poi ci tengo a dire che quando mi si richiama a un senso di responsabilità, va bene, ma a me non è stato applicato lo stesso criterio. Quando mi ero appena insediato e volevo studiare i documenti non mi è stato concesso del tempo ulteriore. Ora vado avanti nell’inte resse dei cittadini».

Il sindaco continua a ribadire che una cosa sono gli impianti idrici - appena ceduti - un’altra è l’acqua che vi scorre dentro, di “proprietà” del Comune.

Intanto, a livello pratico, restano gli adempimenti, scritti nero su bianco, nelle 13 pagine del verbale di consegna dell’acquedotto ad Acea Ato 5 dopo una battaglia lunga 13 anni. E restano gli “ordini” che il commissario ad acta ha impartito agli uffici comunali sul passaggio delle 13.074 utenze con relativa tipologia d’uso, sull’elenco dei nuovi allacci, quello degli edifici pubblici, sull’articolazione tariffaria, le anagrafiche degli utenti. E, soprattutto, le “chiavi”dell’acquedotto che fino all’altro ieri era “casalingo”.