La sintesi emerge in maniera incontrovertibile dalle elaborazioni del quotidiano Il Sole 24 Ore su dati della Banca d’Italia. I risultati sono definiti su base regionale e il Lazio, insieme alla Campania, è ai vertici della pressione fiscale determinata dal combinato disposto di Regioni, Province e Comuni. L’andamento, dal 2012 al 2014, pur essendo altalenante e legato alle fasce di reddito, è chiaro
È composta, secondo lo studio, da due adulti lavoratori dipendenti con reddito annuo complessivo imponibile ai fini Irpef di 43.000 euro annui (importo pari al doppio del reddito medio di un lavoratore dipendente) e due figli minorenni, proprietaria dell’abitazione di residenza di 100 metri quadri (valore medio secondo l’indagine della Banca d’Italia sui bilanci delle famiglie italiane 2012) e di una Fiat Punto 1.368 cc a benzina, Euro 6 e con 57 kw.
Nel Lazio il carico fiscale derivante dalle tasse dei vari enti (Regione, Provincia e Comuni) su questo tipo di famiglia è pari, nel 2014, a 2.287 euro, con un’incidenza sul reddito del 5,3%. Numeri più alti soltanto in Campania: 2.408 euro, il 5,6% come incidenza.
Nel 2012 nel Lazio di tasse locali questa stessa famiglia pagava 2.386 euro. Il che vuol dire che in due anni comunque c’è stata una diminuzione pari al 4,1%. Anche se il Lazio resta al secondo posto della classifica.
È composta da due adulti e un figlio minore; si è assunto inoltre un reddito complessivo imponibile di 113.000 euro annui, per il 60% circa derivante da libera professione; la famiglia è proprietaria dell’abitazione di residenza di 140 metri quadrati, di un box auto di 15 metri quadri e di una Bmw Serie 3 station wagon 1.995 cc diesel, Euro 5, 135 kw.
Il Lazio (i dati sono sempre riferiti al 2014) è al primo posto di questa classifica, dal momento che la somma delle varie tasse locali arriva a quota 9.007 euro, con un incidenza del 7,9 sul reddito.
Nel 2012 la stessa famiglia pagava di tasse locali 8.801 euro. Il che vuol dire che c’è stato un aumento del 2,3%.
Al secondo posto la Campania: 8.816 euro di tasse locali nel 2014, con un’incidenza sul reddito del 7,8.
È costituita da una pensionato con un reddito annuo imponibile ai fini Irpef di 18.000 euro (dato prossimo al reddito medio per questa tipologia di percettore secondo i dati del ministero dell’Economia e delle finanze delle dichiarazioni dei redditi 2013), proprietario di un’abitazione di 100 metri quadrati e privo di automobile.
Pure in questa classifica (dati del 2014) il Lazio è al primo posto, con un carico fiscale prodotto da Regione, Province e Comuni che arriva a 1.213 euro. L’incidenza sul reddito è di 6,6. Nel 2012 si tributi si pagavano 1.455 euro. C’è stata quindi una diminuzione consistente, del - 16,6%.
Al secondo posto c’è la Liguria, con 1.124 euro di tasse locali (incidenza sul reddito del 6,2).
A livello nazionale gli aumenti che si sono accumulati fra il 2012 e il 2014 hanno colpito soprattutto la famiglia media, che si è vista chiedere, nel 2014, il 5,9% in più rispetto al 2012, mentre per quella con reddito alto la crescita è stata più contenuta, pari cioè all’1,8%.
Mentre per la famiglia a reddito basso c’è stata una diminuzione del 5,2%.
Una curiosità, prendendo come riferimento una famiglia media, che in Italia di tasse locali paga 1.943 euro: 956 di tributi comunali, 122 di tasse provinciali e 865 regionali.
Ha scritto Il Sole 24 Ore: «Prima il federalismo ha gonfiato il ruolo delle tasse locali, poi la crisi di finanza pubblica ha impedito di compensare questa dinamica con l’alleggerimento del fisco locale, e quello che doveva essere uno spostamento del carico fiscale dal centro alla periferia si è trasformato in una duplicazione di imposte fra Roma e i territori. Un problema non da poco».