Nove clan mafiosi, cinque dei quali guidati da boss di camorra. Usano la Ciociaria come una sorta di lavatrice per ripulire i proventi delle attività criminali. Investono soprattutto nel settore delle concessionarie di automobili. Ritengono il Frusinate una provincia tranquilla dove l’assoggettamento si realizza senza necessità di inutili minacce. A fare affari sono soprattutto i Casalesi. Ora spunta anche la Sacra Corona unità.

Emergono nuovi particolari dal rapporto Mafie nel Lazio, realizzato dall’Osservatorio tecnico-scientifico per la sicurezza e la legalità, in collaborazione con Libera. Frosinone, grazie alla sua posizione baricentrica tra Roma e Napoli, genere l’interesse della camorra. Ma anche della cosca pugliese dei Trane: i report della Direzione Investigativa Antimafia e quelli dei magistrati della Direzione Nazionale Antimafia denunciano tentativi di infiltrazione.

«Credo che il primo punto di contenuto nel rapporto sulle “Mafie nel Lazio” sia nel titolo. Reputo - fa notare il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti - che il titolo sia tale perché è noto ed è vero che c’è una tendenza istintiva a negare il fenomeno, come se dicendo che non c’è la mafia si fa del male al territorio. Noi diciamo il contrario, si parte da una consapevolezza. Chiamandolo per quello che è: Mafie nel Lazio. Non dobbiamo, quindi, cedere alla tentazione del riduzionismo di questo fenomeno».

Il documento è stato presentato alla Casa del Jazz dal presidente dell’Osservatorio Gianpiero Cioffredi, alla presenza del procuratore aggiunto della Repubblica Michele Prestipino e del comandante dei Carabinieri del Lazio gen. Angelo Agovino e del Capo del secondo reparto della Dia Maurizio Calvino. Il volume, composto di oltre 200 pagine, è il resoconto delle principali inchieste giudiziarie sulle organizzazioni criminali nel Lazio, dei documenti istituzionali e degli interventi pubblici sul fenomeno mafioso.

«Il rapporto - aggiunge Zingaretti – è un contributo importante a far crescere la consapevolezza di quello che ci accade intorno. Ed è importante perché è un testo che finalmente unisce tutto ciò che è avvenuto, senza paura di denunciare. Ringrazio della collaborazione il procuratore Prestipino, le forze dell’ordine, l’associazionismo perché in questo caso la regione ha svolto un ruolo che gli è proprio: quello di chiamare a raccolta lo Stato che combatte e produrre un testo molto importante».

Dal rapporto si evince che nel Lazio operano 92 organizzazioni criminali, un numero in aumento rispetto al 2015, in cui erano stati censiti 88 gruppi. Sono ‘famiglie’, cosche e clan che operano in associazione tra loro commettendo reati aggravati dal metodo mafioso. I boss gestiscono business che vanno dal narcotraffico al riciclaggio, dall’usura alle estorsioni. Tracciata anche una cronologia delle indagini giudiziarie dell’ultimo anno, tra cui "Mafia capitale", "Hydra", "Imitation Game".

La provincia di Frosinone - evidenzia il documento - è interessata, da decenni, dalla presenza delle organizzazioni camorristiche, come attestano le sentenze della magistratura e le relazioni della Commissione parlamentare antimafia. Gli insediamenti più significativi si registrano nell’area del Cassinate, zona dove è fortemente radicato il clan dei Casalesi. Nel circondario di Frosinone sono, invece, presenti numerose consorterie criminali composte anche da ex nomadi e da tempo stanziali, la cui attività è nel traffico e nello spaccio di stupefacenti ma anche nell’usura.

Quello che emerge è che tra le vittime degli strozzini si registra un’omertà totale. Le poche che denunciano sono soltanto la punta dell’iceberg. Un focus riguarda del rapporto i beni confiscati alla criminalità organizzata. A livello regionale, circa il 52%, è stato destinato agli enti. I Comuni del Lazio interessati sono 86 e circa il 90% si trovano nelle province di Roma, Latina e Frosinone. In Ciociaria, dei cento beni sottratti alla criminalità, 15 sono destinati e 85 risultano in gestione.