L’accusa era quella di essersi trasferiti dalla Ciociaria in Versilia per le vacanze e di aver cercato di arrotondare i guadagni assaltando banche e uffici postali. Sotto processo era finito un gruppo di ciociari, due dei quali sono stati giudicati dalla Corte di appello di Firenze. Le posizioni degli altri indagati sono state invece o archiviate o stralciate. In parziale riforma della sentenza di primo grado, la prima sezione penale della Corte d’appello del capoluogo toscano ha allora ridotto a otto anni la condanna per il frusinate Antonio Verdicchio di 57 anni.

Quest’ultimo, difeso dagli avvocati Calogero e Antonino Nobile, era accusato anche del reato di associazione a delinquere per le rapine, tra il giugno e il luglio del 1997, all’ufficio postale di Cintolese, in provincia di Pistoia, alla Cassa di risparmio di Firenze del quartiere Galluzzo, fruttata 140 milione di lire, dell’ufficio postale di Lucca (110 milioni), della Banca Toscana di Lucca (20 milioni) e dell’ufficio postale di Pescosolido (80 milioni). Per questi colpi, Verdicchio era stato condannato dal tribunale di Pistoia, ma i giudici di secondo grado, nel ridurgli la pena, lo hanno condannato solo per alcune di queste rapine.

Come assolta è stata l’altra frusinate imputata Marta Di Giampietro, 40 anni, accusata della sola rapina alla Banca Toscana di Lucca e difesa dall’avvocato Christian Alviani. Stando alle accuse le rapine avvenivano a volto coperto e con l’uso di armi da taglio o pistole. A dare il la all’inchiesta un agente della questura di Frosinone, in vacanza anche lui, insospettito della presenza di alcuni personaggi a lui noti. E così, anche grazie ad alcune impronte ritrovate sul luogo delle rapine, la procura di Pistoia, competente a giudicare anche del colpo di Pescosolido, aveva messo sotto in- chiesta il gruppo di ciociari.