Ha 26 anni e, per un cumulo di pene frutto di 30 condanne, deve scontare 19 anni di reclusione: è questo il profilo di una giovane di etnia rom che, nel pomeriggio di venerdì, è stata arrestata nelle campagne di Aprilia dai poliziotti del commissariato di Anzio e Nettuno.

Arrivare a lei, per gli investigatori, non è stato facile: infatti, nel tempo, aveva fornito ben 25 identità diverse, prima di essere individuata e bloccata dai poliziotti coordinati dal primo dirigente Antongiulio Cassandra.

A pesare su di lei erano diversi reati, per la maggior parte furti in appartamento: la giovane rom, a tal proposito, era ricercata in tutta Italia, da Roma a Milano, da Frosinone a Vicenza sino a Nuoro e Oristano, «tutte città - hanno spiegato dalla Questura di Roma - dove era riuscita sino ad oggi a sfuggire alle forze dell’ordine».

Partendo dalle fonti investigative a loro disposizione, dunque, i poliziotti di Anzio sono riusciti a ipotizzare la presenza - sul litorale romano - della giovane nomade: così facendo, hanno posto in essere delle ricerche e delle indagini utili a rintracciare la 26enne, effettuando anche diversi appostamenti in alcune zone dove stazionavano, in più ore del giorno, alcuni camper e roulotte di persone di etnia rom.

«In particolare - hanno chiarito da Anzio - uno dei mezzi era stato notato spostarsi tra la zona balneare e la campagna di Aprilia, dove si fermava sempre per la notte». A quel punto, avendo sentore che la ricercata potesse trovarsi proprio in quel camper, gli investigatori di viale Antium hanno atteso il momento opportuno, pianificando e attuando nel pomeriggio di venerdì un approfondito controllo.

«Avvicinandosi in abiti civili per non essere notati - hanno aggiunto i poliziotti neroniani - gli agenti hanno bussato alla porta di un’abitazione in campagna a pochi metri dove il camper era parcheggiato; la donna che era effettivamente all’interno, capendo di essere stata scovata, ha cercato di fuggire dalla finestra sul retro, trovandosi però davanti due poliziotti».

A quel punto, dunque, nulla ha evitato la sua identificazione col vero nome, V.C. le sue iniziali, con contestuale notifica del provvedimento restrittivo con la pena residua da scontare per un totale di 19 anni e sei mesi di carcere.