Da martire delle Br alla beatificazione. Per Aldo Moro, lo statista democristiano trucidato dalle Brigate Rosse nel 1978, la strada verso l'aureola sembra ormai spianata. O quanto meno la Santa Sede, attraverso il "postulatore" della causa, ha fatto sapere che si è ormai prossimi all'avvio del processo che, pur richiedendo tempi molto lunghi e diversi, difficili passaggi, potrebbe portare il presidente della Democrazia Cristiana ad entrare nella lista dei Santi. 

L’iter canonico per la raccolta di documenti e firme per la “fama di santità” procede infatti spedito, prima del processo vero e proprio che si aprirà dopo il nullaosta della Conferenza episcopale. Una data precisa ancora non c’è, ma “siamo vicini -ha riferito a a ilfattoquotidiano.it - l’avvocato Nicola Giampaolo, il postulatore che da quattro anni, per conto del Vaticano, coordina la raccolta delle testimonianze per la beatificazione dello statista della Democrazia cristiana rapito e ucciso dalle Brigate Rosse nel 1978.

Il cammino verso l'aureola riprende quindi dopo che circa un anno fa aveva subito una brusca battuta d'arresto, tanto da indurre lo stesso Giampaolo a chiedere un rinvio dell'iter. 

Troppe ingerenze, aveva denunciato il postulatore, puntando il dito contro “personaggi vicini” alla commissione parlamentare d’inchiesta su Moro, che “volevano capovolgere l’iter canonico della causa”. A far salire la tensione le polemiche nate attorno alla figura di un sacerdote, Antonio Mennini: il leader Dc si confessò o no con lui nel covo di Via Montalcini? Per l’allora ministro dell’Interno Francesco Cossiga e per il portavoce di Moro, Corrado Guerzoni, andò proprio così. Ma Mennini, oggi nunzio apostolico in Gran Bretagna, ha smentito con decisione, anche dinanzi alla commissione d’inchiesta. Una posizione pienamente condivisa dal postulatore.

Ora quindi, superata tale problematica, l'iter per la beatificazione di Moro riprende con ancora maggiore decisione.