False buste paga e false pensioni per comprare auto a rate. Scoperto un sistema per truffare una finanziaria con il trucco dell’immediata vendita del veicolo a terze ignare persone. La Procura di Frosinone ha chiuso le indagini, frutto di uno stralcio che coinvolgeva un numero più elevato di persone, e ha notificato l’avviso di chiusura delle indagini preliminari a 24 indagati. L’inchiesta riguarda fatti del 2012 e del 2013 ed è stata portata avanti grazie a una serie di intercettazioni, sequestri documentali e accessi anche presso istituti previdenziali. Il tutto per provare l’insussistenza dei documenti che avevano favorito la concessione dei finanziamenti. Gli indagati sono residenti in diversi centri: otto, tra cui un albanese a Ceccano, tre a Frosinone, tre ad Alatri, due a Veroli e gli altri tra Supino, Boville Ernica, Ferentino, Sezze, Torrice, Priverno e Terracina.

Nella prima ipotesi d’accusa è contestata la truffa perché F.A., titolare di un’agenzia, M.C., amministratore di un autosalone, e A.D.T., acquirente del veicolo, avrebbero portato avanti le pratiche di finanziamento per l’acqui - sto di un’autovettura, presentando buste paga non più attuali in quanto il rapporto di lavoro si era ormai interrotto. Così facendo avrebbero ottenuto 14.850 euro, ovvero la somma versata dalla finanziaria all’autosalone. Solo che l’acquirente, nel giro di una settimana, provvedeva a rivendere il mezzo, una Volkswagen Tuareg, a un ignaro acquirente, attraverso l’intermediazione di un collaboratore dell’autosalone.

La seconda truffa coinvolge ancora F.A. con l’ausilio di M.P., accusati di essere gli autori materiali della documentazione contraffatta, lo stesso M.C. amministratore dell’autosalone e l’acquirente F.S. Quest’ultimo avrebbe presentato buste paga delle Terme di Fiuggi pur non essendone dipendente. Con tale false buste paga avrebbe ottenuto un finanziamento di 13.360 euro per l’acqui - sto di una Fiat 500, poi rivenduta con conseguente mancato pagamento delle rate di rimborso.

La terza truffa ha per protagonisti lo stesso amministratore dell’autosalone e il suo collaboratore nonché ancora F.A. e M.P. e l’acquirente, un albanese. Quest’ultimo, con tanto di presentazione di buste paga e Cud, risultava dipendente di una società commerciale, il cui amministratore ha disconosciuto il tutto. Così facendo è stato stipulato un contratto con la finanziaria da 8.750 euro per un’Opel Corsa. Che, veniva rivenduta senza effettuare il rimborso del finanziamento. A M.B. e M.C. è contestato l’aver promosso un’altra truffa, con lo stesso sistema. Con false buste paga di un’autofficina, A.D.A. avrebbe ottenuto un finanziamento di 17.473 euro una Mercedes, poi rivenduta senza onorare le rate del finanziamento.

Stesso sistema utilizzato da M.B., A.B. e M.C., questa volta presentando un falso certificato di pensione, ottenevano un finanziamento di 18.558 euro per una Golf. Una falsa dichiarazione dei redditi è all’origine della truffa contestata a F.A., I.R. e M.C. da 7.350 euro per l’acquisto di una Opel Corsa. M.B., F.A., D.I. e M.C., per conto di una persona in stato vegetativo avrebbero ottenuto un finanziamento da 7.800 euro per l’acquisto di una Lancia Ypsilon. Ammonta a 13.313 euro la truffa escogitata per l’acquisto di un’Alfa Mito contestata a F.A., S.M. e M.C. Altre truffe per i finanziamenti relativi agli acquisti di una Punto per 7.700 euro, di una Polo per 14.835 euro, di una Scudo per 9.324 euro, di un’Audi per 14.250 euro, di una Mercedes per 18.534 euro e di una Lancia Ypsilon per 8.200 euro. Gli indagati sono difesi dagli avvocati Angelo Testa, Tony Ceccarelli, Giampiero Vellucci, Nicola Ottaviani e Tiziana Di Lorenzo.