Non si spengono le polemiche suscitate dall’esternazione del calciatore del Genoa Mattia Perin che, rivolgendosi a un tifoso frusinate, aveva detto: «A Vallecorsa cambiò la storia, tuo nonno parla arabo... il mio fondò Littoria!». Prima delle scuse ufficiali di Perin, non sono mancate forti reazioni anche a livello istituzionale, a partire dalla senatrice del Pd Maria Spilabotte, che sulla vicenda era intervenuta a Palazzo Madama. In via Aldo Moro a Ceccano, qualche giorno fa, era stato rimosso uno striscione contro chi inneggia alle marocchinate, messo lì dai “Pirates”, un gruppo ultras della Curva Nord del Popolla.

Oggi interviene anche Stefania Catallo, fondatrice del centro antiviolenza “Marie Anne Erize” di Roma, la quale nel 2015 ha scritto il libro “Le Marocchinate”. «Le polemiche suscitate dall’esternazione di Perin, riflettono con molta chiarezza quanto la ferita delle marocchinate sia ancora profonda e sentita nel basso Lazio, dove 72 anni fa i goumiers nordafricani inviati a rompere la linea Gustav, diedero vita a scempi e violenze inaudite e inimmaginabili». La Catallo parla di «dolore, portato con grande dignità dalle donne ciociare, prime vittime di quelle violenze, che non può e non deve essere dimenticato». Per questo la scrittrice continua a fare opera di diffusione culturale, grazie anche alla collaborazione dell’associazione Famiglia Futura di Ceccano. Invita quindi Perin «a documentarsi e leggere molto sull’argomento. Se non ne avesse il tempo si limiti a fare il suo lavoro e solo quello», conclude la Catallo.

Anche Francesca Sacchetti, presidente di “Gioventù Nazionale Vallecorsa” attacca il portiere che «rivendicando le proprie origini pontine, si è prestato ad uno spettacolo indecente: asservire a sfottò calcistici un’affermazione irrispettosa verso il popolo ciociaro e la sua storia - dice la Sacchetti - Come cittadina di Vallecorsa e in quanto presidente del circolo di Gioventù Nazionale, a nome mio, del mio gruppo e dei miei concittadini, ho trovato doveroso non lasciare che l’affermazione scivoli nel dimenticatoio». E conclude: «Invito Perin a recarsi qui per chiedere scusa a tutti i vallecorsani e simbolicamente a tutto il popolo ciociaro. Lo invito a visitare i luoghi simbolo delle violenze marocchine, magistralmente rappresentati nel film “La ciociara” e nell’omonimo libro di Alberto Moravia, di recarsi nella chiesa di via San Francesco, dove Sophia Loren e sua figlia, nella pellicola di Vittorio De Sica, venivano brutalmente violentate da popoli senza civiltà né rispetto verso le donne e pronunciare a titolo ossequioso, le proprie doverose opportune e sentite scuse».