La stangata proprio non ci voleva. Con i conti ancora incerottati dal dissesto finanziario peserà non poco sulle casse comunali. Però non sarà un dramma. Un piano per uscirne senza le ossa rotte c’è. Il sindaco Arturo Gnesi è già al lavoro con i suoi assessori e i tecnici municipali. Si tratta di arginare la voragine da 429.346 euro che si è aperta per il caso della dipendente in pensione alla quale il Ministero dell’Interno ha versato per 15 anni il contributo di mobilità. Soldi che ora il Viminale vuole indietro dal Comune.

La sentenza con cui il Consiglio di Stato ha respinto l’appello dell’ente mette a soqquadro le finanze comunali, proprio mentre la Giunta Gnesi si accinge a chiudere il bilancio di previsione. Nessun allarme però, assicura il primo cittadino. "Ce la facciamo - afferma sicuro Gnesi - È una tegola che ci è caduta in testa ma non impedisce al Comune di rimanere in piedi". 

Una spada di Damocle che l’amministrazione conosceva bene ma che sperava di poter riversare sulla montagna di debiti accumulati negli anni (3.5 milioni di cui 2 di competenza del commissario ad acta e il resto in carico al Comune per somme vincolate) che ha condotto al dissesto finanziario. E al rigoroso piano di rientro a cui l’ente è sottoposto. 

"Sicuramente all’epoca, nel 1993, c’è stato un errore - spiega il sindaco - Sapevamo di dover restituire questa somma e abbiamo chiesto una rateizzazione in cinque anni che ci è stata accordata. Poi c’è stato il ricorso al Tar e quello al Consiglio di Stato. Speravamo di poter passare questo debito al commissario straordinario come spese di funzionamento dell’ente, ma la sentenza lo impedisce. Perciò sarà il Comune a pagare per quell’errore". 

Oggi è convocato il Consiglio comunale ma all’ordine del giorno non ci sarà il bilancio di previsione. Il sindaco e la maggioranza hanno bisogno di qualche giorno ancora per adeguarlo all’ultima stangata prevedendo l’impegno di spesa della prima rata. Se ne riparlerà perciò il 9 o 10 maggio.