Tua e la vendi al prezzo che vuoi. A Frosinone non funziona così. Resta nel limbo la possibilità con cui i proprietari di un appartamento costruito in area Peep (Piano di edilizia economico popolare), possono riscattare l’area sulla quale sorge l’abitazione, trasformando il diritto di superficie in diritto di piena proprietà. Una possibilità che permetterebbe di vendere l’immobile al prezzo di mercato. E non a quello prestabilito dalle convenzioni comunali al momento dell’acquisto.

L’amministrazione Ottaviani non ha ancora preso in esame le richieste del presidente provinciale della Fiaip, Sandro Pica e da Paolo Pomella, della Fimaa-Confcommercio. Le associazioni di categoria degli agenti immobiliari sollecitano una soluzione che riguarda circa cinquemila famiglie residenti nel Comune di Frosinone che «Ignare della situazione in atto – spiegano Pica e Pomella – per via di una sentenza della Corte Cassazione che stabilisce che la casa acquistata in zona Peep deve essere venduta al prezzo prestabilito dalle convenzioni comunali, rischiano di aprire contenziosi con danni sociali e finanziari incalcolabili in caso di cessione dell'alloggio».

L’atto che l’amministrazione cittadina dovrebbe deliberare in Consiglio comunale, è una sorta di affrancazione dell’immobile, come stabilito dalla legge 448/1998 per eliminare tutte le limitazioni delle convenzioni di edilizia economica e popolare. Ovvero la trasformazione del diritto di superficie in diritto di proprietà e quindi la cancellazione di tutti i vincoli relativi al limite massimo per la determinazione del prezzo di vendita.

«I proprietari - evidenziano Pica e Pomella - potrebbero pagare una modica cifra per riscattare la piena proprietà del proprio appartamento e non avere più alcun vincolo sull’immobile; un sacrificio economico utile per poter eventualmente vendere l’abitazione. Nelle casse del Comune potrebbero finire ben 20 milioni di euro. Il problema più grande che si sta presentando è quello di rogitare soprattutto gli immobili costruiti tra gli anni '70 e fino al 2000. Trent’anni in cui sono state fatte convenzioni comunali con la cessione a imprese e cooperative del solo diritto di superficie per 99 anni. Sino alla sentenza di Cassazione, la numero 18135 del settembre 2015, si sono effettuate compravendite pensando che il prezzo massimo di cessione degli alloggi riguardasse solo la prima vendita o cessione. La predetta sentenza ha, invece, decretato che il prezzo massimo di cessione stabilito in convenzione riguarda anche tutti gli atti di compravendita dell’alloggio successivi al primo. Con la possibilità concreta di sanzioni salatissime fino a due o tre volte la plusvalenza ricavata dal venditore o sanzioni pari al valore dell'immobile. Non ultimo il contenzioso che si apre tra venditore e acquirente. A Frosinone ci sono migliaia di alloggi in questa drammatica situazione che si ripercuote negativamente sui proprietari. Si tratta di un problema sociale ed economico immane. Per esempio: se un appartamento, in zona Cavoni o Corso Lazio ed aree PEEP limitrofe, a prezzo di mercato vale 150 mila euro, il prezzo massimo di cessione convenzionato potrebbe essere 70/80 mila euro o poco più, calcolato come stabilito nella convenzione comunale. La sentenza della Cassazione offre la soluzione per rimuovere tutti i vincoli ed annullare il diritto di superficie per 99 anni e quindi poter vendere l’alloggio a libero mercato. Sono moltissimi i Comuni che in Italia, tra cui quello di Alatri, a fronte di un indennizzo hanno sbloccato la situazione. I vantaggi sarebbero sia per il cittadino che potrà cedere il proprio alloggio al giusto prezzo di mercato e sia per il Comune per fare cassa e risanare il proprio bilancio. Frosinone potrebbe incassare circa 20 milioni di euro».
Già molti cittadini sono in grande difficoltà. Aspettano fiduciosi la politica...