Quasi due mesi di buio. Forse qualcuno in più. Le telefonate che hanno raggiunto dall’Ecuador a febbraio la sua famiglia a Cassino avevano ben poco di rassicurante. E i suoi cari, dopo ripetuti e vani tentativi, si sono rivolti alle autorità competenti facendo finire la pratica direttamente nelle mani dell’Interpol. La storia di un operaio cassinate sembra appesa ad un filo. Un filo sottile, che dalla città martire sembra portare le ricerche del cinquantenne svanito nel nulla direttamente in Sudamerica. È la famiglia, ora, a rompere ogni indugio temendo di non poterlo più riabbracciare. La stessa che, al momento, chiede ancora di non divulgare il suo nome, prima di avere diretta conferma di cosa sia accaduto.

La storia dell’operaio cassinate parte da lontano, quando lo stesso (dopo una separazione dalla prima moglie da cui ha avuto un figlio) decide di abbandonare la città martire per raggiungere Milano dove sarebbe stato assunto in una importante azienda. Poi, nel 2009, la decisione di partire per l’Ecuador: una decisione improvvisa le cui motivazioni, stando sempre al racconto dei familiari, non sarebbero state neppure rese note alla seconda moglie da cui ha avuto due figli. «Qualche problema lavorativo» avrebbe detto prima di raggiungere il Brasile e poi l’Ecuador dove avrebbe trovato lavoro in una fazenda. Sporadiche le chiamate, sempre da numeri diversi: il cinquantenne cassinate avrebbe chiesto ogni volta di cancellare i contatti.

Forse qualcuno lo aveva minacciato o forse non voleva essere raggiunto. Poi, dopo l’ultima chiamata alla sua consorte, la situazione sarebbe precipitata. Dopo altri due mesi una telefonata sibillina in cui l’operaio avrebbe confessato di non stare molto bene e di aver bisogno di cure. In quella occasione avrebbe lasciato a sua moglie due numeri a cui far riferimento se gli fosse accaduto qualcosa. Poi, in febbraio, due chiamate chiave: una alla moglie e una ad un altro parente nel Cassinate. Dall’altro capo del telefono una persona sconosciuta che in uno dei casi si sarebbe qualificato come avvocato. L’interlocutore avrebbe detto alla famiglia prima che il loro caro era malato, in gravi condizioni. Poi che era morto e che era stata celebrata una funzione con rito cattolico.

Inutili i tentativi di risalire all’identità del misterioso uomo equadoregno poi svanito letteralmente nel nulla. Né quelli per capire a chi appartenessero quei due numeri affidati a sua moglie, di fatto inutilizzabili. La famiglia, da allora, ha provato a ricercare quel filo che aveva portato il cinquantenne da Cassino fino in Sudamerica. Ma invano. E ha deciso di rivolgersi agli inquirenti. Possibile che il loro familiare sia in qualche ospedale, senza più documenti? Ma allora perché annunciare la sua morte? Effettuato un controllo in Comune, l’Ente non ha ricevuto alcuna comunicazione di avvenuto decesso. E questo rappresenta un elemento importante a cui la famiglia si sta aggrappando con tutte le sue forze. Si spera che, interessata anche l’Ambasciata, si possa presto far luce su un mistero al momento fittissimo.