Sullo sfondo lo spettro del fallimento. Una realtà imprenditoriale con una gloriosa attività ultradecennale che naviga in acque tempestose, il destino di oltre 100 lavoratori appeso ad un filo. Quella che era una storia di successo, un fiore all’occhiello per tutta la provincia di Frosinone, si è trasformata in un incubo. Il maglio pesante della crisi si è abbattuto sulla Toti Trans, storica azienda di trasporti nazionali ed internazionali, con quattro sedi tra la provincia di Frosinone e la Lombardia, che ora vede nel concordato preventivo l’unica strada per portare avanti un percorso iniziato negli anni Sessanta del secolo scorso. Uno strumento che oggi, più che mai, si configura come una ratio vitae.

Le tappe

La Toti Trans srl, con ricorso depositato il 30 gennaio 2015, ha proposto una domanda con riserva di concordato preventivo in continuità aziendale, ovvero quella forma di concordato preventivo, che consente di ristrutturare i debiti aziendali, riequilibrando la situazione patrimoniale dell’impresa, prevedendo la prosecuzione dell’attività d’azienda da parte del debitore o da parte di terzi che rilevino l’impresa mediante compravendita o atto di conferimento. Nelle more della presentazione del piano concordatario il Tribunale di Frosinone ha nominato un commissario giudiziale.

Nel frattempo, tuttavia, la Toti Trans ha depositato presso il Tribunale una modifica della proposta concordataria da “in continuità aziendale” a liquidatoria e il 14 ottobre 2015 il Tribunale ha, quindi, aperto la procedura di concordato preventivo nei confronti della Toti Trans srl. L’azienda, nella sua proposta di concordato liquidatorio, ha prospettato ai creditori la cessione di tutti i suoi beni, compreso il ramo d’azienda attualmente affittato che porta avanti l’attività imprenditoriale ed il recupero degli importi oggetto di pignoramento presso terzi, con il pagamento integrale delle spese in prededuzione e dei creditori privilegiati, mentre il pagamento dei creditori chirografari è stato proposto nella percentuale stimata di 8,58% - 8,50%. Il tutto, stando al piano, nell’arco temporale di cinque anni.

I debiti

L’esposizione debitoria dell’azienda si aggirerebbe intorno ai 40 milioni di euro. Un monte importante le cui voci principali sono rappresentate da 16 milioni di debiti verso le banche, 7,5 milioni di debiti di natura tributaria, 4,3 milioni di debiti verso i dipendenti,3,6 milioni di debiti verso gli enti previdenziali. Per curare le sofferenze finanziarie e per tentare di tornare in bonis, l’azienda ha messo sul piatto della bilancia innanzitutto la riscossione dei residui attivi, ma, soprattutto, la vendita di alcuni corposi beni immobili tra cui il compendio industriale ex Alcatel di Frosinone, al quale nel corso degli ultimi tempi si sono interessati diversi soggetti senza, tuttavia, aver formalizzato alcuna offerta; il compendio industriale adibito a stoccaggio merci sulla zona Asi nel capoluogo e quello di Ferentino, con annesso terminal ferroviario.

A questo punto, però, sono sorte delle riserve da parte del commissario giudiziale che, nella sua relazione al Tribunale, ha segnalato una serie di criticità relative ad alcuni immobili inseriti nel piano concordatario. Segnatamente ha posto in evidenza un presunto difetto di titolarità degli stessi in capo alla debitrice. Le criticità, si legge nel decreto del Tribunale sulla scorta di quanto rilevato dal commissario, “dimostrerebbero l’inattendibilità delle stime prodotte a supporto del piano concordatario, e conseguentemente dell’attestazione”. Inoltre, per altro verso, inciderebbero sul concordato, poiché, sottraendo il valore dei beni oggetto delle considerazioni del commissario dall’attivo concordatario “non si perverrebbe al pagamento dei creditori chirografari in misura congrua”.

L’udienza

Il Tribunale, alla luce di tutto ciò, ha disposto per martedì prossimo la comparizione dei rappresentanti dell’azienda davanti al giudice relatore per fornire spiegazioni sui rilievi del commissario. Un passaggio questo importante poiché, qualora il Tribunale non si ritenesse soddisfatto delle delucidazioni richieste, potrebbe revocare l’ammissione alla procedura concordataria e addirittura pronunciare la declaratoria di fallimento. Un passaggio al quale, poi, è legata l’udienza di adunanza dei creditori, che si doveva svolgere il 5 aprile e che è stata rinviata sine die in attesa dell’esito di quella di martedì.