È un diritto per i medici avvalersi del diritto di obiezione di coscienza, ma dovrebbe esserlo abortire anche quello di abortire. Dovrebbe. Ecco in provincia di Frosinone non lo è, se non per una ristrettissima parte di pazienti: una su dieci, a fronte invece dei nove operatori sanitari su dieci che si sono dichiarati obiettori. Sono numeri da brivido quelli che emergono dall’ultimo rapporto sull’interruzione volontaria di gravidanza. Numeri allarmanti che delineano un vero e proprio caso Ciociaria.

Il calo vertiginoso

I dati si riferiscono al 2014 quando nella Asl di Frosinone sono state praticate 61 interruzioni volontarie di gravidanza: 54 allo “Spaziani” di Frosinone, 8 al “Santissima Trinità” di Sora. Nessuno al “Santissima Scolastica” Cassino. È il dato più basso a partire dagli anni Novanta quando la media degli aborti era di circa 2000 all’anno. Negli anni a venire si è registrato un calo progressivo, poi a partire dal Duemila il picco in discesa con meno di 200 interruzioni volontarie di gravidanza. Nel 2013 sono scese a 162 fino al dimezzamento dell’anno dopo. Per riassumere, considerando l’ultimo quinquennio, il calo è stato del 63 per cento, se invece si parte dagli anni Novanta è addirittura oltre il 90 per cento.

L’emigrazione

Questi numeri, purtroppo, non possono essere spiegati con un calo della domanda. Anzi, il dossier dice l’esatto opposto: la richiesta c’è, ma le donne che intendono abortire devono andare altrove. Le cifre del rapporto sono imbarazzanti: nel 2014 sono state 393 le donne che si sono rivolte ad altre Asl del Lazio: Roma principalmente (345 pazienti) e in parte esigua Latina (47), soltanto quattordici in meno a quelle praticate nella Asl di Frosinone. In nessun’altra provincia del Lazio si emigra così tanto.

I medici obiettori

E quindi si arriva all’altro numero che in buona parte spiega l’obbligo delle pazienti di fare le valige e andare ad abortire negli ospedali romani e pontini. Nella Asl di Frosinone in percentuale c’è il più alto numero di personale sanitario che ha dichiarato l’obiezione di coscienza. Sono infatti soltanto 26, tra medici e ostetriche, i non obiettori, su un totale di 180: vale a dire il 14 per cento. Uno e mezzo su dieci. Anche questo è un dato che non ha paragoni. Nella Asl RMC sono 18 i non obiettori ma su un tale 83 (21,7 percento); stessa cosa per Rieti dove i non obiettori sono 9 ma su un totale di 45 (20 per cento). E in quest’ultimo caso l’emigrazione delle pazienti non è lontanamente paragonabile a quella che si registra in provincia di Frosinone.