«Io non câentro nulla con lâomicidio di Pino e Amilcare Mattei. Mi trovavo lì perché ero andato a portare lâacqua alle vacche. Eravamo amici». Giuseppe Di Bello, il trentasettenne di Coreno Ausonio, accusato di aver ucciso i due imprenditori nella loro cava in via Passeggera il 7 novembre 2014, ieri mattina, di fronte al giudice dottoressa Barbara Del Pizzo e al Presidente della Corte dâAssise Gaudio, ha reso una dichiarazione spontanea, lasciando basiti i presenti, compresi i familiari di Pino e Amilcare.
Non sono mancate, infatti, le reazioni di rabbia degli amici e dei parenti dei Mattei, sempre numerosi alle udienze, tali da costringere il Presidente a chiedere loro di uscire. Lâudienza, alla quale lâimputato si è presentato seduto, non più sdraiato sulla barella, si è aperta con il rifiuto da parte di Giuseppe Di Bello di sottoporsi alle domande dalle parti, lâavvocato Gianrico Ranaldi, che rappresenta la famiglia Mattei, e gli avvocati che difendono lo stesso Di Bello, Bruna Colacicco ed Enrico Mignanelli.
Sono stati ascoltati, invece, i suoi due fratelli minori, Angelo e Marco, i quali hanno ribadito la loro più totale estraneità allâomicidio, sottolineando che non si trovavano lì quella notte. Restano però aperti i dubbi, come emerso anche dalle udienze precedenti e dalle testimonianze di dipendenti ed ex dipendenti, soprattutto in relazione ai continui furti di carburante subiti dallâimpresa Mattei. In fase dibattimentale, sarebbero emerse diverse contraddizioni nelle versioni fornite dai due fratelli, che per la difesa però non sussistono minimamente.
Al termine dellâudienza, a sorpresa, ha chiesto la parola proprio Giuseppe Di Bello e ha reso una dichiarazione spontanea non prevista, alla quale non era preparato neppure il suo avvocato. Quando ha preso il microfono e ha cominciato a parlare, ha infatti palesemente spiazzato anche il legale Bruna Colacicco. Una situazione non prevista, che ha gestito da solo, di fronte alla Corte dâAssise. «Io non câentro nulla con lâuccisione di Pino e Amilcare - ha detto il trentasettenne di Coreno Ausonio - Quella notte mi trovavo lì per caso, perché stavo andando a portare lâacqua alle vacche. Eravamo amici, avevamo buoni rapporti».
Una necessità , quella di portare acqua al bestiame, molto naturale per chi ne possiede, ma che Giuseppe Di Bello tira in ballo solo ora, per spiegare la sua presenza vicino, molto vicino alla cava e allâimpresa del marmo dei Mattei. Ora si attende la prossima udienza fissata per lâ11 aprile.