La schiuma bianca c’è. Una coltre spumosa si stende sulle acque del fiume Melfa. Ma non sembra sgorgare affatto dal“tubo” che ha mobilitato le telecamere di Striscia la Notizia insieme ai carabinieri e ai tecnici dell’Arpa. Si trova più a monte. È il primo del mese, il giorno del pesce d’aprile. Nell’aria c’è una preoccupazione, tutta da verificare, di natura ambientale. E soprattutto il “sospetto” che un tubo di scarico della società sia la causa inquinante dell’amato fiume.

E allora le telecamere di Moreno Morello citofonano alla Mad srl, a Roccasecca, poco dopo le 10. Arrivano anche i carabinieri e, su loro sollecitazione, i tecnici dell’Arpa Lazio. Per tutti un’accoglienza doverosa. I primi iniziano a filmare. Gli inquirenti, invece, effettuano sopralluoghi. E nel corso dell’attività di controllo, su disposizione della Pg intervenuta, si procede a effettuare campionamenti. Ma il tubo è asciutto. Si tratta di una “condotta” che serve per il deflusso dell’acqua piovana e che scarica il suo “materiale” all’interno del fiume. Niente pioggia, niente acqua. Dunque, è momentaneamente inattivo. A questo punto si può solo procedere con ulteriori verifiche. La prima porta al campionamento di un pozzetto intermedio, un pozzo di salto al cui interno c’è un po’ d’acqua.

E così i tecnici prelevano un campione istantaneo di acqua stagnante presente nel pozzetto esterno alla recinzione della ditta Mad Srl insieme a un campionamento dei sedimenti presenti. Poi arriva il terzo esame. Il più importante. Ma con un “correttivo” fondamentale in corso d’ opera. L’Arpa si trova costretta a prelevare un «campione di acqua superficiale - come si legge dal verbale di sopralluogo - sul fiume Melfa a monte dello scarico finale “Sf2”della ditta Mad Srl non in atto al momento dell’ispezione». In sostanza il tubo non sversa nulla in quel momento.

Mentre a monte, a trenta metri di distanza, ci sono le chiazze biancastre che tanto hanno insospettito. Dunque, un problema da verificare e sulla cui natura si stanno concentrando le attenzioni dei tecnici, a latere rispetto al tubo regolarmente autorizzato (come tutti gli altri presenti in discarica) con decreto commissariale 23/2007. Lo stesso Ruggero Gambatesa, responsabile ricerca e sviluppo della Mad, afferma: «La schiuma presente nel Melfa era presente almeno 30 metri prima del nostro punto di scarico, quindi non imputabile al tubo». Ora resta l’arcano: da dove arriva quella schiuma? E a chi è imputabile davvero?

 Intanto Striscia la Notizia continua a filmare tutto. Fino a sera quando vengono accompagnati a fare un giro in discarica dove possono vedere l’impianto di trattamento del percolato, la fase di ricopertura giornaliera, il sistema di capping finale e, soprattutto, la vasta distesa di argilla impermeabile sul fondo del lotto in esecuzione.