La violazione della privacy non è configurabile per il solo fatto che si adoperino strumenti di osservazione e ripresa a distanza. Questo nel caso in cui le immagini vengano catturate in spazi, pur di una privata abitazione, non protetti dalla vista degli estranei. à il principio, sancito dalla Corte di Cassazione, ribadito dal gip del tribunale di Frosinone Pierandrea Valchera, nellâordinanza di archiviazione del procedimento a carico di A.P., 35 anni, investigatore privato di Latina.
Questâultimo era stato denunciato da due professionisti frusinati immortalati in alcune foto presentate in una relazione investigativa, durante una causa di separazione tra un cliente dellâinvestigatore e la moglie.
Per dimostrare che lâex consorte lavorava, e ottenere uno sconto sugli assegni di mantenimento, era stato ingaggiato lâinvestigatore privato. E quando si era messo sulle tracce della donna lâaveva immortalata nelle case e negli studi professionali dove questa effettuava lavori di pulizia. Ma nel fascicolo erano finite le foto dei professionisti, impegnati anche in politica, che si erano risentiti e avevano denunciato lâinvestigatore per violazione della privacy e violazione domicilio.
Il pm dopo aver inizialmente chiesto il rinvio a giudizio, allâesito dellâinterrogatorio di A.P., difeso dallâavvocato Giampiero Vellujci, ha deciso di chiederne lâarchiviazione.
Lâistanza di opposizione, presentata dallâavvocato Fabrizio Taglienti per i denuncianti, non è stata accolta. Le parti offese lamentavano non solo lâinvasione della sfera privata, ma anche la divulgazione delle foto e avevano fatto riferimento anche ad altre sentenze della Cassazione favorevoli al loro punto di vista. Tuttavia per il giudice lâattività dei privati, anche in casa o nelle pertinenze, può essere liberamente osservata senza ricorrere a particolari accorgimenti. Stessa cosa anche con la violazione di domicilio se le immagini riprendono spazi non protetti.