Molestata dal principale in ufficio. È quanto ha denunciato una ragazza di Frosinone, all’epoca dei fatti, il 2013, ventunenne chiamata a confermare in aula le accuse nei confronti di un uomo di 52 anni anch’egli del capoluogo che, dal canto suo, nega con forza. Ieri la donna, insieme a due ex colleghi di lavoro,tra cui il fidanzato,è stata sentita come teste dal tribunale di Frosinone (presidente Stirpe, a latere Farinella e Venarubea).

La donna e il fidanzato hanno confermato le accuse rese in denuncia. La presunta vittima lavorava, al pari del fidanzato in un’agenzia incaricata della stipula di contratti. Un lavoro che, a 21 anni, era probabilmente una delle prime esperienze. Un’esperienza dalla quale la ragazza, stando alla denuncia, è uscita traumatizzata. La donna non era passata inosservata al titolare dell’attività. Una presenza, però, che alla fine si è rivelata molesta stando al racconto della vittima, che si è costituita parte civile attraverso l’avvocato Claudia Padovani.

La storia risale al luglio del 2013 quando la ragazza se ne andava in giro per Frosinone con il suo blocchetto di contratti nella speranza di ottenere la stipula di un nuovo accordo. Ma tra un potenziale cliente e l’altro a un certo punto c’è stato un contatto ravvicinato con il principale. Quest’ultimo, secondo la denuncia della donna, in due occasioni nella stessa giornata, prima alle dieci di mattina e poi il pomeriggio, avrebbe tentato un approccio.

L’uomo, in ufficio, in una stanza chiusa, l’avrebbe palpeggiata. A quel punto la ragazza, tenuto conto che il fidanzato lavorava nella stessa impresa, ha deciso di troncare ogni rapporto, di mettendosi il giorno seguente e di denunciare l’accaduto. Da lì è stata aperta un’inchiesta per violenza sessuale consumata in un caso e tentata nel secondo.

L’uomo, assistito dall’avvocato Giuseppe Pizzutelli, presente in aula, ha sempre parlato di una ritorsione di lei, che aspirava a far carriera nella società, dopo aver capito che le sue ambizioni non si sarebbero concretizzate. La difesa punta sulle contraddizioni emerse nel racconto della vittima, sul fatto che negli anni l’imputato ha avuto altre collaboratrici senza aver avuto alcun problema. Nella prossima udienza sarà sentita la sua versione dei fatti.