Genesio Rapetti aveva 76 anni ed è deceduto nella sua abitazione a Colle Cottorino, la sua casa, una delle ultime in territorio di Alatri, poche decine di metri più in là inizia infatti il Comune di Frosinone. I funerali si svolgeranno domani alle 15 presso la chiesa di Madonna della Neve, a Frosinone, a poco più di un chilometro dalla sua ultima dimora terrena.

La notizia ha provocato profondo cordoglio nella popolazione e nel mondo politico, soprattutto nei rappresentanti della storica lista civica “Programma Alatri” - dal 1994 protagonista assoluta della vita amministrativa e politica cittadina, sia come forza di governo sia, da qualche anno, come gruppo di opposizione - che in maniera univoca esprimono “profondo cordoglio per la scomparsa del caro amico e collaboratore in anni importanti di amministrazione cittadina”.

Genesio era il responsabile dell’ufficio del sindaco e lo dirigeva con il pugno di ferro, mantenendo sempre un ottimo rapporto, anche in momenti non facili, con la cittadinanza. Genesio era orgoglioso dell’importante ruolo che rivestiva. Ma ancora di più lo era della straordinaria carriera che stava avendo la sua cara figliola, Cristina Rapetti, di cui era solito mostrare le foto (a volte appese con gioia anche nella sala giunta del comune di Alatri) che la ritraevano durante importanti incarichi di servizio. Cristina Rapetti, a cui vanno le più sentite condoglianze della redazione di Ciociaria Oggi (così come all'altra figlia Paola e alla moglie Vanda), è attualmente vice-questore a Frosinone, dopo aver rivestito altri importantissimi incarichi in tutta Italia e da ultimo anche a Cassino.

Una figura parallela alla vita ufficiale dei partiti, che ha avuto comunque il rispetto di tutti, quella di Genesio. Di lui si ricorda soprattutto il particolare momento che seguiva le vittorie della componente per la quale simpatizzava, la lista civica "Programma Alatri", alle elezioni comunali: quando, cioè, si affacciava felice dal balcone del palazzo comunale in Piazza Santa Maria Maggiore e sventolava un mazzo di chiavi. Erano quelle del Comune, che con simpatica ironia mostrava alla folla sottostante, festante per il successo o triste per la sconfitta, come emblema della conquista o riconquista del Palazzo. E per gli anni a seguire le vittorie elettorali sarebbero state in maniera figurata quelle della coalizione che lui sosteneva come responsabile dell’ufficio del sindaco e come diretto e fedele sostenitore.