Troppo scarso il rispetto per le funzioni religiose. A volte è inesistente. Le celebrazioni vengono disturbate con eccessiva facilità, i momenti di preghiera sono scarsamente considerati al pari delle festività cattoliche. E così don Benedetto è stato dirompente. Ha parlato ai fedeli ma ha parlato alla città intera. Lo ha fatto al termine della messa di Pasqua, affollatissima nella chiesa di Sant’Antonio in piazza Diamare. Ha preferito dare questo “avviso” speciale a fine celebrazione, senza intaccare l’omelia perché - come ha spiegato - quello è un momento di approfondimento della Sacra Scrittura. Ma ha voluto anche precisare: «Non è una reprimenda. E io non voglio essere né un bacchettone, né un bigotto, né un medievale. Ma è giusto fare questa riflessione a voce alta».

L’affondo

«Le votazioni dell’11 e 12 giugno, questa ipotetica data del voto, potrebbero essere anticipate di una settimana dal Governo perché in quei giorni ricade una festa ebraica che impedisce agli stessi ebrei di recarsi al seggio elettorale. Siamo andati in Terra Santa e abbiamo chiesto ai muezzin - quelli che alle 4 e mezza di mattina con i loro canti invitano i musulmani alla preghiera - se qualcuno si era mai lamentato e ci hanno risposto che nessuno può permettersi di lamentarsi». Il paradosso E il paradosso è servito: «Arriva il triduo pasquale a Cassino e non so per colpa o responsabilità di chi, a mezzogiorno del venerdì santo - che dovrebbe essere un giorno di silenzio e di penitenza - passa una banda musicale per il corso della Repubblica con aria di festa per andare a reclamizzare non so che cosa. Ieri sera (sabato sera, ndr) abbiamo fatto la veglia di Pasqua con la musica ad alto volume dei bar di corso della Repubblica e viale Dante. E chiaramente non si è capita una parola della celebrazione. Ora mi chiedo: ma solo contro i cristiani si può fare qualunque cosa? I cristiani devono passare sempre e comunque come stupidi, ai quali si può fare qualunque cosa, tanto loro devono perdonare?».

Serve maggiore attenzione

Così don Benedetto ha continuato: «Il rispetto è vero quando è reciproco, se non c’è reciprocità nel rispetto, non credo che possiamo dirci persone civili. Non chiedo a nessuno di credere a tutto ciò a cui credono i cristiani, però chiedo a tutti di rispettare ciò a cui credono i cristiani. Anche perché poi credo che sia giunta l’ora di far valere anche le nostre convinzioni religiose come cattolici, senza piegare sempre e comunque la testa in nome di un qualunquismo religioso».

Le “perle” rare

Un invito coraggioso e sentito a riportare a galla la propria identità cristiana e a farla valere. In una società che ha, gradualmente, cancellato il rispetto per il calendario liturgico, laddove invece aumentano le forme di rispetto per altri credo religiosi. Ma nel “magma” non ci finiscono tutti, le perle rare esistono. E in conclusione don Benedetto ha ringrazio quegli esercizi commerciali, in verità pochi, pochissimi, «che al passaggio della processione del Gesù morto hanno avuto il coraggio di spegnere le luci e di abbassare le saracinesche in rispetto della funzione religiosa e del suo significato. Li ho ringraziati personalmente perché sono perle rare in un’epoca dove la buona educazione è diventata una virtù altrettanto rara».

- Foto Alberto Ceccon -