Da Pofi a Bergamo accusato di far parte di una banda specializzata nei furti ai danni di rappresentanti di gioielli. Ma per G.S., 34 anni, la storia si è conclusa a lieto fine. Prima davanti al gup dove è venuta meno l’accusa di associazione a delinquere, quindi davanti al giudice monocratico dove sono cadute le restanti accuse di concorso in rapina e sostituzione di persona.

Per l’uomo, difeso dagli avvocati Marino Iacovacci e Lorenzo Di Stefano, si è così conclusa una tormentata vicenda iniziata nel 2008. Il pofano era accusato di aver partecipato a uno degli assalti ai danni di rappresentanti di gioielli avvenuti a Bergamo. Stando alla ricostruzione della procura lombarda si trattava di un gruppo ben organizzato che, con documenti falsi, riusciva a ottenere presso le concessionarie le seconde chiavi delle auto utilizzate dai rappresentanti. Questi ultimi venivano allora seguiti e, quando lasciavano l’auto incustodita, venivano derubati del carico di preziosi. Con le chiavi di riserva la banda apriva le vetture e si impossessava del campionario dei rappresentanti. Colpi ben studiati che fruttavano un bel bottino in termini di gioielli, orologi e altri oggetti di valore.

In un caso, l’unico contestato al 33enne di Pofi, considerato un esperto nell’apertura di serrature, qualcosa però era andato storto. Ovvero il proprietario della vettura era arrivato proprio mentre gliela stavano aprendo. Da qui la reazione del rappresentante che era stato malmenato con la conseguente accusa di rapina.

Già in udienza preliminare, però, il gup di Bergamo aveva decretato l’insussistenza del reato associativo. Così il processo si era svolto prima davanti al collegio e poi, caduta un’ulteriore aggravante sulla rapina, al giudice monocratico. Ed è stato quest’ultimo a decidere per l’assoluzione del ciociaro.