L’hotel “Cesari” di Frosinone torna nelle mani degli eredi naturali. La lunga e per certi versi incredibile storia del più noto albergo del capoluogo ciociaro, che si trova di fronte al casello autostradale, conosce un altro colpo di scena. La Corte di Appello del Tribunale di Roma, sezione civile, ha ribaltato la sentenza di primo grado emessa nel 2009 con cui R.P., ex portiere dell’hotel, si era visto riconoscere l’eredità del prestigioso immobile.

Tutto era cominciato con una scena da film, nel 1999, quando l’allora dipendente dell’hotel trovò, in un cassetto, un testamento olografo con cui la proprietaria, deceduta nel 1997, dichiarava lo stesso erede universale di tutti i propri beni, hotel “Cesari” compreso. Ne è nata una disputa giudiziaria in sede civile che si è conclusa nel 2009 con una sentenza di primo grado che ha dato ragione al beneficiario del presunto testamento. Oltre all’eredità dell’albergo, a R.P. i giudici hanno riconosciuto anche un ristoro pari a 1.737.306 euro a titolo di restituzione di denaro e valori mobiliari finiti nel frattempo nelle disponibilità dei familiari. La decisione era stata presa sulla scorta della perizia del grafologo nominato dal tribunale, il quale, pur notando delle «notevoli variabilità», aveva concluso che su queste era «stato possibile determinare delle costanti».

La causa legale ovviamente non si è fermata perché gli eredi naturali hanno impugnato la sentenza di primo grado in Corte di Appello. I giudici di secondo grado hanno voluto approfondire la vicenda per cui hanno avviato una “indagine” suppletiva nominando un collegio di periti grafologici. Accertamenti che hanno ribaltato le conclusione del singolo perito che in primo grado, al netto di alcune anomalie, aveva riconosciuto la legittimità del testamento. Le verifiche dei tecnici nominati dai giudici di Appello, si legge nella sentenza, «attestano la non verosimiglianza della redazione di un testo di senso compiuto, sostanzialmente lineare, privo di errori e con espressioni tecniche, che mal si conciliano con la scrittura di una donna, che aveva conseguito il diploma di scuola elementare in tarda età (ai soli fini dell’acquisizione della licenza di esercente commerciale), che non risultava aver mai vergato per intero testi o documenti e che versava in condizioni patologiche critiche», come provato dalle «testimonianze dei medici, maggiormente accreditabili rispetto alle altre».

I periti hanno rilevato anche discordanze tra la stesura del testo, date e firme. Non avendo l’originaria proprietaria mai prodotto testi, la comparazione è stata fatta con le firme apposte dalla stessa su altri documenti. Un esame che ha consentito di rilevare «notevoli contraddizioni interne tra la difficoltà e lentezza nell’esecuzione di alcune lettere e lo slancio di altre» ma anche «un movimento discordante: più lento, contenuto e controllato nel testo del testamento» e invece «movimentato, poco controllato nelle firme» autentiche della signora.

La vicenda dell’eredità dell’hotel “Cesari” aveva avuto anche una coda penale con un procedimento aperto dalla Procura di Frosinone a carico dell’ex portiere nel frattempo diventato proprietario dell’albergo. La perizia grafologica disposte nell’ambito delle indagini aveva concluso per l’autenticità del testamento. Circostanza su cui, scrivono i giudici della Corte di Appello, «è sufficiente evidenziare la carenza di contraddittorio, che caratterizza il mezzo disposto dal pubblico ministero e le diverse finalità cui l’accertamento era preposto (eventuale falsificazione dell’atto da parte dell’indagato), rispetto a quelle oggetto del presente procedimento». I giudici hanno dato quindi ragione agli eredi naturali dell’ex proprietaria dell’hotel “Cesari”, ma non si esclude che l’ex portiere possa ricorrere in Cassazione.