La vulnerabilità della sicurezza interna delle carceri e la certezza che il regime detentivo è impermeabile al mondo esterno, era già vacillata la settimana scorsa quando a Frosinone gli agenti della penitenziaria avevano trovato in una cella di detenuti stranieri, ben tre telefonini, due sim e altrettanti caricabatterie. Qualcuno li aveva fatti entrare e il sistema di sicurezza non se ne era accorto.
Lâindagine dei carabinieri della compagnia di Velletri ha fatto di più. Gli uomini del capitano Davide Occhiogrosso sono arrivati anche a quelle che sembrano essere âle mele marceâ del sistema: un agente della penitenziaria e un infermiere in servizio entrambi nella casa circondariale veliterna. Quattordici le persone arrestate; oltre ai due dipendenti dellâamministrazione carceraria, anche parenti di detenuti e detenuti stessi uno dei quali era stato da poco trasferito in carcere a Frosinone. Lâindagine dei militari si è basata sulle intercettazioni telefoniche dato che molte delle utenze poi sequestrate, tre schede intestate a ignari stranieri e sei apparecchi cellulari, erano note agli investigatori.
Nel corso dellâindagine che ha riguardato anche il detenuto arrestato a Frosinone, i militari hanno potuto rendersi conto dellâutilizzo che dal carcere si faceva dei cellulari: parlare con le famiglie, ordinare droga e gestire traffici illeciti. Câera anche chi, dallâesterno, chiamava come alla reception di un albergo per parlare con un ospite; âPronto⦠Carcere di Velletri?â si è presentata una donna al detenuto che possedeva lâapparecchio, chiedendogli di poter parlare con un suo parente. Ma dal carcere uscivano anche pizzini che ai colloqui i detenuti passavano indicando chi contattare per portare dentro cellulari, schede telefoniche e droga.
I contatti erano, secondo gli investigatori, lâinfermiere e lâagente della penitenziaria i quali costituivano il canale per far arrivare in carcere droga o telefoni. Telefoni che i detenuti portavano con sé anche quando venivano trasferiti e i carabinieri continuavano ad ascoltarli quando, per esempio, dal carcere di Viterbo, il trasferito chiamava il su ex compagno di cella a Velletri. Si temeva che la stessa pratica avesse mantenuto quello trasferito a Frosinone e arrestato ieri mattina ma lâipotesi non è verificata. Intanto, anche nella casa circondariale ciociara, sono scattati perquisizioni e controlli.