Gli rifilano il pacco e finisce sotto processo per truffa e ricettazione. Vittima dell’incredibile equivoco giudiziario un trentacinquenne che dopo aver venduto la sua auto a una fantomatica concessionaria greca, intasca un assegno falso e viene portato in tribunale dalla sua Banca. Rischiava una condanna a due anni di reclusione più la restituzione dei soldi prelevati impropriamente dalla filiale di fiducia. Ma l’uomo, padre di famiglia incensurato, aveva agito in buona fede vittima lui stesso di una truffa.

Nel 2009 aveva deciso di mettere in vendita su un sito internet la sua auto. A contattarlo una concessionaria greca che per l’affare chiedeva il pagamento delle provvigioni. L’auto era stata venduta a 13.000 euro: 8.000 sarebbero rimaste al proprietario, mentre 5 andavano versate sul conto della concessionaria. Arrivato l’assegno, il proprietario dell’auto lo aveva versato. Questo accadeva l’8 marzo del 2010.

Visto che il titolo di credito era straniero, la banca si era riservata una serie di verifiche. Tutto sembrava regolare. Il 30 marzo l’Istituto aveva autorizzato un primo prelievo. Ne seguirono altri il 31 marzo e il 1 aprile per 5.000 euro (somma da mandare in Grecia). Il 2 aprile l’uomo viene chiamato dal direttore della banca: l’assegno era falso e a comunicarlo era stata la sede di Roma. Nasce così un contenzioso tra il cliente e l’Istituto di credito che denuncia l’uomo per truffa e ricettazione. Si va a processo. Il pubblico ministero, a seguito di requisitoria, aveva chiesto due anni di carcere per l’imputato. La filiale sorana, costituitasi parte civile, aveva aderito alle richieste di condanna del pm.

Decisiva in corso di processo la difesa dell’avvocato Carlo Coratti che è riuscito a dimostrare l’assoluta buona fede del proprietario dell’auto. Nessuna truffa, dunque, nei confronti della filiale poiché il correntista credeva che l’assegno fosse a tutti gli effetti valido. Anzi, proprio la banca avrebbe dovuto metterlo in guardia prima di autorizzare il prelievo. Ma c’era di più. La sede centrale sapeva della natura falsa dell’assegno, ma la comunicazione era arrivata alla filiale di Sora ad operazione conclusa. Un particolare che ha definitivamente scagionato l’imputato. Il processo che si è celebrato nel Tribunale di Cassino si è concluso ieri e il giudice, la dottoressa Olga Manuel, ha assolto con formula piena l’imputato.