È lui o non è lui? Certo che è lui. Non parliamo della celebre frase di Ezio Greggio, ma sempre di televisione si tratta. Precisamente di Domenica Live, il programma che Barbara D’Urso conduce su Canale 5. Quando ieri pomeriggio la telecamera ha inquadrato Fernando D’Amata, molti in provincia di Frosinone hanno interrotto lo zapping. Anche perché il tema della discussione era di quelli che fa arrabbiare la gente: i vitalizi. Uno dei simboli più odiati dei privilegi della cosiddetta Casta.

Fernando D’Amata fa parte di quei 77 ex consiglieri della Regione Lazio che si stanno battendo contro la riforma voluta dall’Amministrazione Zingaretti. La legge 12/2014 da un lato ha aumentato l’età minima per poter percepire l’assegno a 65 anni, anticipabili a 60 previa decurtazione del 5% per ogni anno di anticipo fino al conseguimento dell’età minima. Dall’altro lato, però, per coloro che già percepiscono il vitalizio (sono 272), l’attuale consiglio regionale ha disposto che tutti gli assegni erogati siano gravati da un contributo di solidarietà di durata triennale ad aliquota progressiva. La disposizione è operativa dal 1 gennaio 2015.

Fernando D’Amata è andato subito al sodo: «Dall’oggi al domani sono passato da 5.300 a 4.000 euro al mese. Nette o lorde? Nette».In sovraimpressione scorre la scritta: “quattromila euro al mese non mi bastano”. Il clima in studio si infiamma, Barbara D’Urso interpreta il sentimento di rivolta della gente, Fernando D’Amata (presentato come ex amministratore della Dc) discute a voce alta con l’onorevole Daniela Santanché. Il tema è impopolare, di questi tempi 4.000 euro al mese (netti) sono una cifra inimmaginabile per la stragrande maggioranza degli italiani. È per questo che il fossato con la politica è incolmabile, è per questo che basta nominare il termine Casta per scatenare la rivolta della gente.

Fernando D’Amata, però, non rinuncia a spiegare la sua posizione. Dice: «Non ho mai pronunciato la frase “quattromila euro al mese non mi bastano”. Ci mancherebbe altro. Quella frase è stata scelta da Domenica Live». In trasmissione l’ex assessore e consigliere regionale ha detto: «Noi riteniamo che il provvedimento adottato contenga profili di incostituzionalità. Il Tar ha respinto il ricorso? No, il Tar ha detto che non è competente in materia e allora noi ci siamo rivolti ad un giudice ordinario. Riteniamo di dover far valere un diritto, perché secondo noi non si possono cambiare le regole in corsa. Vogliamo sapere se possono essere adottate leggi del genere con effetto retroattivo. E poi francamente vorrei essere io a decidere a chi destinare il contributo di solidarietà. Non è una posizione molto popolare in questo momento? So perfettamente che è un tema impopolare, ma il punto è che siamo in uno stato didiritto. Frale altrecose per avere il vitalizio abbiamo corrisposto un contributo del 29%, molto alto. Sono stato assessore regionale all’agricoltura e alla sanità, rispettivamente nel 1992 e nel 1993. E per due mandati ho fatto il consigliere regionale. Sinceramentenon credodipercepire un privilegio. La normativa era chiara e tutti lo sapevano». Ma in studio e a casa la gente non cambia idea. Fernando D’Amata si scalda parecchio. Chissà, potrebbero consegnargli il Tapiro d’oro.