Il Casaleno ha messo tutti i frusinati d’accordo. O quasi. È passato circa un anno dalla promozione del Frosinone nella massima serie, eppure i dubbi sull’opportunità che il Comune investisse sulla struttura sono ancora forti. Ci sono posizioni distanti ed è notizia recente il commento contrariato della senatrice Maria Spilabotte, che crede sarebbe stato meglio spendere le risorse per altre opere e strutture. Fatto sta che i lavori sono stati completati, almeno quelli di competenza dell’ente di piazza VI dicembre, e il privato disposto a mettere del proprio si è fatto avanti.

Sicuramente di questioni irrisolte il capoluogo non ha penuria, ma lo stadio è davvero l’ultimo dei problemi di questa città? Sembra lecito chiederselo, considerando i disagi causati dagli incontri casalinghi della squadra, che ogni volta bloccano totalmente il cuore commerciale del capoluogo e sono causa di numerosi problemi per commercianti e persone che lavorano nel quartiere del Matusa. Infatti la questione non è capire l’opinione dei tifosi che, si sa, hanno accolto da subito benevolmente l’idea di poter avere uno stadio degno della serie A, ma di chi ha altre aspettative dall’opportunità che deriva dalla realizzazione di un impianto sportivo come quello che dovrà essere il prossimo stadio Casaleno.

I commenti

L’opinione pubblica, come accade raramente, è unanime: non si sarebbe potuto fare diversamente, altrimenti si rischiava di perdere un’opportunità importante. Ma non solo. Utilizzare il Casaleno può essere una soluzione alle diverse difficoltà che stanno vivendo residenti, commercianti e la società di calcio stessa, proprio per la mancanza di un impianto adeguato. «Lo stadio, a mio avviso, può rappresentare uno stimolo importante per l’economia locale, soprattutto se il Frosinone calcio rimarrà in serie A - ha commentato Antonio Pace, barbiere di via Tomaso Albinoni - Dovremmo cogliere anche l’opportunità per riqualificare attività dismesse, come alberghi e altre strutture, che a loro volta possano prevedere altri impieghi». «Sono del parere che tutte le opere che vengono completate sono elementi positivi per una città, piccole “vittorie” per la collettività se sono finanziate dalle istituzioni - ha sottolineato Marco Stirpe, titolare del Goldbet di via Pergolesi - La sinergia tra diverse realtà, inoltre, se porta ad un miglioramento delle strutture, deve essere considerato un punto di forza per tutti. Ovviamente l’interesse per lo stadio non deve escludere quello per le altre necessità del territorio, ma sicuramente l’uno non esclude l’altro. In passato abbiamo già perso treni importanti, come il fatto di ospitare la Cecoslovacchia per i mondiali del ‘90». «Il fatto che il Comune abbia onorato i propri impegni in tal senso è un’ottima cosa - ha evidenziato Francesco Sanpino della norcineria Compagnia Sosio - Il nocciolo della questione è riuscire a far giocare la squadra in un campo lontano dal centro, poiché ogni volta che c’è una partita in casa si blocca la città e questa situazione non è più sostenibile».

«Siamo molto affezionati al Matusa, ci ha regalato due promozioni fondamentali e speriamo che il Casaleno si dimostrerà all’altezza del predecessore - ha ironizzato Eleonora Colleone dell’agenzia Mercury - Ho sentito da più voci la proposta di indirizzare i fondi altrove, ma sono del parere che non è lasciando indietro lo stadio che la città potrà rivoluzionarsi». «Frosinone è tutta una priorità - ha esordito sarcasticamente Claudio Scerrato, titolare della galleria Soqquadro - Il problema dello stadio è importante, affatto secondario in una realtà come la nostra. Ora spero solo che il Casaleno non faccia la fine del palazzetto dello sport, utilizzato bene all’inizio, trascurato poi, ma non dovrebbe andare così, visto che la gestione spetterà al privato».