Permessi di soggiorno falsi a cittadini cinesi, ieri lâudienza preliminare. Rito abbreviato per i due coniugi cinesi, allâepoca dei fatti residenti a Veroli, e annuncio orale di rinvio a giudizio per gli altri quattro, due dipendenti del Comune di Veroli, un dottore commercialista e un dipendente della Prefettura di Frosinone ora non più in servizio, ormai verso il processo.
Si avvia dunque verso il processo lâindagine denomina Easy Center, condotta dalla Guardia di Finanza e dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma. Alla coppia di cinesi, difesa dallâavvocato Eduardo Rotondi del foro di Cassino,vengono mosse le accuse di immigrazione clandestina con varie aggravanti, fra cui quella della transnazionalità . I quattro funzionari pubblici, invece, erano stati indagati anche per altri reati. In particolari ai due dipendenti del Comune di Veroli venivano contestati lâabuso dâufficio e la falsità in atto pubblico: avrebbero rilasciato attestazioni di residenza fittizie.
Ieri sono comparsi tutti davanti al giudice dellâudienza preliminare del tribunale di Roma, competente in quanto dellâindagine si stava occupando la Dda. Per la coppia cinese lâavvocato Rotondi ha chiesto il processo con rito abbreviato, condizionato alla trascrizione delle telefonate che i coniugi facevano allâestero, parlando uno dei tantissimi dialetti cinesi. Quindi ha anche presentato unâeccezione su unâaggravante. Per gli altri quattro, invece, (i tre dipendenti pubblici e il commercialista) si va verso il processo. Il rinvio a giudizio, anticipato verbalmente ieri in aula, verrà comunicato formalmente il prossimo 20 aprile.
Lâindagine Easy Center era partita nel 2011 e dopo circa un anno era giunta al culmine con lâarresto della coppia cinese residente a Veroli, nel giugno del 2012. Il primo filone dellâinchiesta in cui erano finiti anche i due dipendenti municipali, il commercialista e lâormai ex dipendente della Prefettura, aveva preso in esame oltre 250 posizioni di cinesi immigrati in provincia di Frosinone e aveva permesso di accertare come i coniugi, allâepoca 40enni, avevano costituito una vera e propria âagenziaâ per lâimmigrazione clandestina, garantendo in modo costante i flussi migratori illegali. Il meccanismo illecito consisteva nel produrre false richieste nominative di lavoro subordinato a nome di alcuni cittadini italiani i quali, tuttavia, in molti casi erano completamente allâoscuro di tale loro istanza. Nellâottobre del 2014 era arrivata la notifica di avviso di conclusione delle indagini a cui era seguita la decisione da parte del Comune di trasferire i due dipendenti ad altro incarico.