Amilcare ucciso da un solo colpo al torace, fuoriuscito dopo aver colpito anche gli organi interni. «Il decesso sopraggiungerà per arresto cardiocircolatorio» spiega il medico legale. Anche Giuseppe, detto Pino, verrà ucciso da un unico proiettile: «quello penetrato in regione mammaria, diretto al cuore. Sarà uno shock di tipo emorragico a non lasciargli scampo».
Di tutti quei proiettili esplosi nella cava dei fratelli Mattei, solo due si riveleranno dunque fatali, sparati quasi a bruciapelo. A meno di un metro, forse dallâalto verso il basso. Ma la scena del duplice delitto Mattei è molto più complessa di quanto si possa immaginare, fatta di dislivelli costanti, trasformata - in quella maledetta notte tra il 6 e il 7 del novembre 2014 - anche dalla pioggia battente.
I dubbi delle vittime
Che le vittime avessero dei dubbi sui costanti furti registrati nella loro cava di Coreno lo ha chiarito nellâudienza di ieri anche uno dei testimoni ascoltati: «Era per questo che da gennaio avevano acquistato su internet una foto trappola per beccare i colpevoli. Lâavevano spostata in più punti, senza successo. I sospetti sui Di Bello câerano, ma non potevano credere che fosse uno dei loro dipendenti a derubarli. Quando effettuavano le ispezioni nella cava erano sempre armati, in possesso delle pistole regolarmente detenute. Poi in estate i controlli -continua il testimone - si erano intensificati a causa di un aumento dei furti».
Lâarrivo del medico legale
La prima delle due ispezioni cadaveriche da parte della dottoressa Maria Viglialoro, medico legale, venne effettuata sul corpo di Giuseppe. Il primo a cadere nella cava. A pochi metri da lui, quello di Amilcare. Da una prima ricostruzione dei fatti i colpi valutati sui due cadaveri sarebbero apparsi soltanto dalla parte anteriore. Poi, dopo lâintervento dei Ris, anche la perizia del medico legale verrà corretta: i colpi erano anche nella parte posteriore. Di tutti quelli esplosi, però, solo due risulteranno davvero fatali.
La questione degli abiti
Gli abiti delle due vittime restituiti poi agli inquirenti erano stati lavati dalle famiglie. Il dubbio sulla possibilità che i lavaggi abbiano potuto costituire unâalterazione significativa delle fibre, anche nella valutazione della direzione della esplosione dei colpi, resta un punto oscuro. Dalle foto scattate sulla scena del crimine non sarebbe difficile riconoscere la fuoriuscita dellâimbottitura del giubbino di una delle vittime trapassato dal colpo. Quando gli abiti saranno analizzati, però, lâazione meccanica della lavatrice potrebbe aver causato un mutamento significativo. A questo punto le conclusione del medico legale sullâimpatto dei proiettili sulle fibre potrebbero avere ancora la stessa valenza?
Lâanalisi sul corpo del Di Bello
Anche il terzo corpo era a terra, allâarrivo degli inquirenti. La visita in ospedale iniziata intorno alle 13, prima del trasferimento a Roma, permetterà di evidenziare almeno 4colpi, uno dei quali ancora presente nel corpo (nella coscia) dellâimputato. Colpi che lo avrebbero attinto anche nella parte superiore del corpo, dalla parte inferiore dellâorecchio fuoriuscendo sotto la mandibola. «Per la regione latero cervicale destra e il torace (di striscio) il colpo è arrivato verosimilmente da dietro» ha spiegato ancora la Viglialoro incalzata dalle domande degli avvocati Ranaldi per le parti civili e Colacicco (insieme a Mignanelli) per lâimputato. Puntualizzazioni che hanno necessariamente coinvolto anche la Corte e il pubblico ministero DâOrefice.
Sulla consequenzialità dei colpi, nella scorsa udienza, i Ris spiegarono che è quasi impossibile stabilire chi abbia fatto fuoco per primo. Lâunico elemento certo è che i tempi della sparatoria furono due: nella zona dove avvenne il furto del carburante, poi in quella della vera mattanza. Restano, ancora, molti interrogativi aperti: come è possibile che anche il Di Bello presenti dei colpi nella parte posteriore del corpo? à plausibile che si sia voltato improvvisamente o câera qualcun altro con i tre principali attori presenti allâinterno della cava?