Lui è un amico di famiglia. È il padre del fidanzatino di lei. Quest’ultima frequenta la casa dell’amichetto, ma attira le attenzioni dell’adulto. E così lui, J.C., 36 anni, del capoluogo, ha un rapporto sessuale con la ragazzina che, e siamo all’aprile dello scorso anno, non ha ancora compiuto 14 anni. Per il codice penale è comunque una violenza sessuale. Non importa se lei fosse consenziente.

Tanto più che, quando il mese dopo, i genitori di lei scoprono l’accaduto, vanno su tutte le furie. Fanno visitare la giovane da un medico che conferma l’atto sessuale. Così scatta la denuncia, le indagini condotte dalla squadra mobile di Frosinone che portano al rinvio a giudizio dell’uomo. Ieri, nel tribunale di Frosinone, si è tenuta l’udienza a carico di J.C., difeso dall’avvocato Emanuele Incitti. I genitori della minore, invece, si sono costituiti parte civile attraverso gli avvocati Giuseppe Cosimato e Rita Cianfrano.

Padre e madre sono stati chiamati a raccontare dei propri sospetti, nati dopo che la ragazzina aveva cambiato atteggiamento. Finché a un certo punto lei ha confessato, pur insistendo sul fatto che fosse stato un rapporto consensuale. In aula è stato ascoltato anche un agente della squadra mobile che ha riferito delle indagini condotte con una serie di intercettazioni e il controllo della movimentazione bancaria.

Grazie a quest’attività era stato scoperto il tentativo di fuga dell’uomo, bloccato a Fiumicino mentre tentava di imbarcarsi per un volo per Santo Domingo. Lui, dal canto suo, si era difeso sostenendo di aver subito pesanti minacce di morte, che lo hanno portato ad allontanarsi comunque da Frosinone. Anche se il passaporto gli è stato ritirato. Nel frattempo, la casa popolare che l’uomo deteneva gli è stata occupata. Il processo è stato poi aggiornato a luglio per ascoltare la psicologa della polizia, la consulente della procura e altri testi del pubblico ministero.