La rapina perfetta: ripulita Banca Etruria

I rapinatori stavolta hanno agito a colpo sicuro, sapendo che stavano ottenendo il massimo con il minimo sforzo. Armati di pistola, sono entrati in azione poco prima dell’apertura della cassaforte regolata da un timer. Un assalto perfetto, quello messo a segno nella Filiale di Banca Etruria di Via Marco Tullio Cicerone, che fa pensare a professionisti del settore. Probabilmente sapevano dell’ingente somma presente all’interno dell’Istituto di credito.

Stavolta siamo di fronte ad un salto di qualità. Non solo per il modus operandi ma, probabilmente, per le informazioni in possesso dei banditi. Sono entrati dalla parte retrostante del palazzo, hanno fatto un buco di piccole dimensioni e si sono fatti “strada” per andare a prendersi il “bottino d’oro”. Difficile credere che sia stata la “dea bendata” ad aiutarli a portare via trecentomila euro.

La ricostruzione

Molto probabilmente avevano già pianificato il tutto. Forse anche il buco da dove sono entrati per raggiungere l’interno della Filiale era già pronto per “l’uso”. Anche l’orario era perfetto: tra le 13.40 alle 14, durante la pausa pranzo. Un colpo confezionato alla perfezione dai due rapinatori entrati in azione ieri in una zona dove quattro giorni fa sono stati vissuti attimi di terrore per la rapina all’ingrosso alimentari Spamar. Da quanto si è appreso avevano il volto coperto da occhiali e indossavano parrucche. Hanno fatto irruzione con pistole in pugno e hanno minacciato direttore e dipendenti. Avrebbero estorto il codice di accesso per l’apertura del caveau, all’interno della banca, hanno atteso l’apertura per poi dileguarsi facendo perdere le loro tracce. Prima di andare via hanno rinchiuso in bagno il direttore e gli impiegati. Attimi di terrore e grande spavento Sicuramente sapevano dell’ora di arrivo dell’ingente somma di denaro per tutti, hanno infatti temuto il peggio per la loro vita. I banditi, stando alle testimonianze avevano l’accento italiano, sembrerebbe romano.

Il buco nella parete

Un foro di piccole dimensioni, è stato praticato nella parte alta retrostante il locale, dove si trova la caldaia del palazzo della banca. Da lì i banditi hanno fatto irruzione e hanno sorpreso di soprassalto il personale. Personale che è stato minacciato, preso in ostaggio e rinchiuso in bagno. Solo dopo la fuga dei due rapinatori sono riuscita dare l’allarme. È subito scattata la caccia all’uomo. Sul posto sono arrivati gli agenti della polizia e i carabinieri. Sono state perlustrate le zone circostanti per cercare di individuare i banditi. Non si sa con certezza se si siano dileguati a bordo di un’auto o di un mezzo a “due ruote”.

I poliziotti hanno avviato le indagini per cercare di dare un nomee un volto ai rapinatori che hanno messo a segno un colpo “con i fiocchi” alla banca Etruria. Al vaglio anche i filmati di video sorveglianza e le testimonianze del personale dell’istituto bancario. Intanto cresce la paura dei cittadini e commercianti. In tanti vivono ormai nel terrore. Troppe le rapine che sono registrate negli ultimi mesi in provincia. Ci sono uomini armati che seminano terrore. Che, senza scrupoli, usano le pistole. Che assaltano le attività commerciali, rubano le auto ai passanti e si dileguano. Per poi tornare a colpire a distanza di pochi giorni. Troppi i colpi. Ieri l’ennesimo, questa volta un colpo grosso che ha fatto intascare ai banditi ben trecentomila euro.

Un'azione studiata nei minimi dettagli

Neanche il tempo di rallegrarsi per l’arresto di una banda di rapinatori che subito, una nuova rapina fa risalire la tensione e la preoccupazione. Il colpo messo a segno alla filiale della Banca Etruria nella tarda mattinata di ieri ha, però, degli aspetti che lo scollano completamente dal fenomeno malavitoso che in questo periodo vede bar, tabaccai e, soprattutto, supermercati sotto assedio. I due, o forse più, che hanno agito ieri in via Cicerone, hanno uno spessore criminale decisamente diverso da chi assalta supermercati con l’ascia.

Il colpo portato a compimento è stato studiato a tavolino nei minimi dettagli, calcolando tutti i possibili imprevisti e l’uscita di scena. Un piano studiato nel dettaglio, ma anche arricchito da un lavoro di “intelligence” criminale grazie al quale è stato possibile per loro stabilire il momento giusto per entrare in azione quando nella filiale dell’Etruria vi erano più soldi e meno persone possibili. Solamente allora, quasi allo scoccare di una ora “x” prestabilita, la parete è venuta giù e i due armati, da quel varco, hanno imperversato nella sede dell’istituto di credito come un fiume in piena, senza argini che potessero contenerne l’irruenza.

Ottenuto ciò che cercavano, circa 300mila euro, non sono scappati, sono semplicemente andati via. Il loro piano prevedeva tutto affinché potessero dileguarsi senza dare nell’occhio e, soprattutto, senza essere inseguiti. Il personale della banca è stato rinchiuso e impossibilitato a lanciare l’allarme se non dopo un tempo abbondantemente sufficiente perché i rapinatori potessero raggiungere un luogo sicuro dove poter contare il bottino ed essere certi di aver fatto almeno il colpo dell’anno a Frosinone. Il reato si cala, però, in un periodo in cui la parola rapina, e purtroppo non solo la parola, si ripete troppo spesso nel capoluogo. L’operato dei due, però, è certamente diverso da quello di coloro che,con un fare da “disperati”, ma forse ancor più pericoloso, assaltano i supermercati armati di asce epistole.

I dati forse diranno che il numero di rapine, considerando un certo periodo di tempo e riferiti allo stesso periodo di tempo degli anni precedenti, non sarà aumentato, ma forse saranno concentrati in un lasso temporale più breve; certamente però il lasso temporale che vive Frosinone è inquietante. A poche centinaia di metri dal fatto di ieri,appena sabato pomeriggio all’ingrosso Spamar, i rapinatori hanno sparato in aria dimostrando che l’arma l’avevano portata non solo per intimidire. Rapine ovviamente diverse, non solo nella preparazione delle stesse: improvvisata quella della Spamar, così come quelle che le somigliano, e preparata nel dettaglio quella della Banca Etruria. Nella prima ci sono elementi concreti per indagare; nella seconda, i rapinatori sarebbero stati bravi nel non lasciare indizi.

Poche sono le indicazioni per dare slancio alle indagini ed in particolare tante domande le cui risposte indirizzeranno gli investigatori della Squadra Mobile sulla giusta pista. Una su tutte:come facevano a sapere i rapinatori che in banca vi erano tutti quei soldi che ancora non erano stati trasferiti? Forse un colpo di fortuna. Forse avevano solamente progettato un sistema valido per entrare e rapinare la banca ma non sapevano che il bottino sarebbe stato così ricco. Forse.