Due assoluzioni con formula dubitativa e una piena. Si è concluso così il processo a carico dell’ex presidente dell’Ater di Frosinone, Ettore Urbano, del suo vice Saverio Coppola e di una funzionaria dell’ente, responsabile della compilazione delle buste paga, Marta Penasa. Tutti gli imputati rispondevano del reato di abuso d’ufficio per la vicenda legata alle spese di rappresentanza che, secondo la tesi dell’accusa, erano state erogate illecitamente, in quanto non previste dalla legge regionale. I fatti contestati risalgono al periodo compreso tra il febbraio 2006 e il gennaio 2008. L’arco temporale si è poi ristretto a partire dalla 31 maggio 2007 per intervenuta prescrizione. Nel mirino erano finiti i rimborsi a favore di Urbano e Coppola, circa 10.000 euro il primo e quasi 7.000 euro il secondo, per le spese che gli stessi avevano anticipato per pagare pranzi e cene legati alla loro attività nell’ambito del Consiglio di amministrazione dell’Ater. Al solo Urbano venivano contestati anche i rimborsi per l’acquisto di quotidiani locali. Rimborsi illegittimi secondo il pubblico ministero Adolfo Coletta perché sia Urbano che Coppola ricevevano un’indennità onnicomprensiva. Di tutt’altro avviso i legali degli imputati - Pierpaolo Dell’Anno per Urbano e Paolo De Simone per Coppola - i quali hanno puntato da un lato sulla legittimità dei rimborsi in quanto legati ad attività istituzionali o di rappresentanza e riconosciuti da un regolamento interno approvato nel 2007; dall’altro i legali hanno evidenziato l’insussistenza dell’abuso d’ufficio mancando l’ingiusto vantaggio patrimoniale previsto dal reato. Al termine della requisitoria il pm aveva chiesto la condanna a 2 anni e 6 mesi per Urbano e un anno e 4 mesi per Coppola, e l’interdizione dai pubblici uffici per entrambi. Per la funzionaria, assistita dall’avvocato Corrado D’Alessandro, invece anche il pm aveva riconosciuto la totale estraneità avendo avuto la stessa un mero ruolo di compilazione delle buste paga, senza obbligo di eventuali verifiche. 

La sentenza è arrivata dopo circa due ore di camera di consiglio. La corte presieduta dal giudice Nocella (a latere Stirpe e Cataldi Tassoni) ha assolto con formula dubitativa Urbano e Coppola: il fatto non sussiste perché le accuse nei loro confronti non sono state provate; prosciolta invece con formula piena, perché l’insussistenza delle accuse è stata provata, la funzionaria dell’Ater Marta Penasa.