“Ci sembra giusto puntare sul gruppo che in soli undici mesi ha conquistato la doppia promozione dalla Lega Pro fino alla Serie A. Poi, alla riapertura del mercato vedremo la nostra posizione di classifica e capiremo meglio se ci sarà bisogno di cambiare qualcosa".

Questo il succo del discorso sbandierato ai quattro venti tra giugno e luglio dalla società del Frosinone calcio. Un discorso condivisibile o meno, ma comunque accettabile. Condivisibile se si ragiona con il cuore prima che con la testa. E' allora giusto riconoscere a Cesare quel che è di Cesare e quindi confermare in blocco la rosa che aveva vinto il campionato di B e dare la possibilità di giocare in A anche a calciatori che mai e poi mai sarebbero arrivati a calcare i campi della massima serie.

Non condivisibile, invece, se qualcuno avesse ragionato con la testa e considerato il fatto (ahimè, purtroppo, noi), che le differenze tra salire dalla Lega Pro alla B rispetto all’ascesa dalla serie cadetta alla A, sono ben altra cosa. E allora si sarebbe dovuta percorrere la strada della riconferma di dieci giocatori (al massimo dodici) della stagione precedente e poi completare la nuova rosa con calciatori di esperienza per il massimo campionato. Non fenomeni. Non gente costosa. Ma solo bravi ragazzi e con alle spalle qualche stagione in A.

Qualche “Sammarco” (un paio per ruolo) tanto per intenderci. Ossia giocatori che sapevano stare in campo in un torneo difficilissimo come la A, non subire le pressioni dentro e fuori dal rettangolo di gioco e capaci di far crescere i compagni più giovani e inesperti. E tutto ciò partendo dal presupposto che in B, Sammarco faceva la riserva, e in A sta dimostrando di che pasta è veramente fatto. Perché cari signori, il calcio è una scienza semplice, non sempre esatta, ma dove è fuori discussione che ognuno ha la sua categoria. Dagli allenatori all’ultimo giocatore. Dicevamo di un discorso condivisibile o meno e, una volta spiegati i motivi di quel condivisibile o meno, si è comunque accettato con grande affetto, riconoscenza e fiducia, il discorso della società canarina.

Oggi, l’affetto resta immutato, altrettanto dicasi per la riconoscenza, ma si è venuta a perdere, purtroppo, la fiducia. Già, perché alla luce di una posizione di classifica molto deficitaria, bisognava mantenere quella promessa fatta in estate: tornare sul mercato per rinforzare la rosa. Ebbene, il mercato si è chiuso ieri e le operazioni del Frosinone sono state le seguenti: sono partiti Verde, Castillo, Bertoncini e Diakité, e sono arrivati Ajeti, Bardi, Kragl e Pryima. La promessa non è stata mantenuta. Sulla carta, anzi, la rosa è stata addirittura indebolita. Fondamentale a questo punto recuperare la fiducia (anche se in tutta sincerità non capiamo come possa essere possibile), perché non sappiamo davvero fino a quando il solo affetto e la sola riconoscenza basteranno per non rompere questo bel giocattolo.