L’inchiesta sulle spese pazze alla Regione Lazio si arricchisce di un nuovo capitolo. E sempre dalle dichiarazioni dell’ex capogruppo del Pdl Franco Fiorito. Ora la procura di Rieti ha nel mirino 38 persone, sei consiglieri regionali dell’epoca nonché altri 32 tra dipendenti e consulenti accusati a vario titolo di truffa, peculato, abuso d’ufficio e finanziamento illecito ai partiti. Sebbene non ancora indagati, quei nomi sono finiti in una corposa informativa redatta dalla Guardia di Finanza.

Nell’elenco figurano i sei componenti dell’ufficio di presidenza dell’allora giunta Polverini, Mario Abbruzzese all’epoca del Pdl, Bruno Astorre (ora senatore del Pd), Raffaele D’Ambrosio (Udc), Isabella Rauti (Pdl) e i consiglieri Claudio Bucci e Gianfranco Gatti. Secondo le accuse, dall’ufficio di presidenza del consiglio regionale sarebbero usciti fuori in maniera non regolare quattro milioni di euro per consulenze, ma anche cene, contributi, multe e perfino cesti di Natale. Tra i beneficiari associazioni, comitati di amici dei politici come pure sfilate dei carri allegorici e gare amatoriali di corsa. Il più delle volte anche senza fatture. Sul piatto consulenze da 23 a 70 mila euro. Per la Corte dei Conti in alcuni casi si tratterebbe di lavori inutili e talvolta nemmeno depositati.

Fatto sta che le dichiarazioni di Fiorito, dopo il suo clamoroso arresto, all’epoca dello scandalo sui fondi regionali, ha portato la procura di Rieti ad aprire un fascicolo di indagine. L’ex sindaco di Anagni è stato più volte sentito dai finanzieri nel capoluogo della Sabina. Tra il materiale d’accusa, raccolto dalle Fiamme gialle, ci sono anche tre consulenze per untotale di 47 pagine pagate ben 83 mila euro. Ma non solo.È stato accertato che in una di queste consulenze, pagate a peso d’oro dalla Regione, sarebbe finita anche una tesi di laurea da 110 e lode in editoria e comunicazione multimediale copiata sul web. Un copia e incolla che non è passato inosservato agli investigatori della procura di Rieti: sarebbero due i capitoli presi da quel lavoro pubblicato on-line. Mentre l’autrice della tesi preannuncia azioni legali.

Per giustificare le uscite, stando alle accuse, si procedeva con il sovrastimare le spese in bilancio, che non sarebbero mai state sostenute. Quindi venivano spacchettate in più voci con continue variazioni di bilancio. Spericolate manovre, per l’accusa, per poter attingere ai soldi senza fatture e senza alcun controllo o quasi. Fino all’arresto di Fiorito e allo scoppio dello scandalo delle spese pazze.