Galleria “Capo di China” ancora chiusa. Le proteste

«Il tempo delle parole, degli annunci e, soprattutto, il tempo dei rinvii è finito. La galleria “Capo di China” di Atina, passaggio nevralgico della superstrada Sora-Cassino (strada Anas 749), a distanza di ormai troppi mesi continua a restare chiusa. Uno scandalo che si sta consumando sotto gli occhi indifferenti delle istituzioni preposte».

È perentorio il consigliere comunale Mario Borza, da sempre attento ai problemi non solo del suo paese natale, ma di tutta la Valle e dei territori limitrofi. «Il problema - prosegue - riguarda migliaia di automobilisti e cittadini della Valcomino, del Cassinate, del Sorano e non solo che ogni giorno sono costretti a subire mille disagi (costretti come sono a bypassare la galleria e a percorrere strade imbuto, dove il traffico si intasa e fa perdere tempo e soldi in carburante. Allora questo è il momento di agire e farlo senza indugi. I cittadini - sottolinea Borza - continuano a lamentarsi per il protrarsi della chiusura e praticamente ogni giorno mi rappresentano la necessità di risolvere il problema. Pochi giorni fa, la riapertura è stata spostata al 30 novembre, ma purtroppo non è difficile pensare che sia un’altra data fittizia, buttata lì solo per calmare gli animi, dietro la quale si nascondono scadenze più lontane nel tempo: marzo o estate 2026? Nessuno sa dire con precisione quando la galleria verrà riaperta».

Il consigliere conclude: «Per questo ho deciso di portare le proteste deimoltissimi cittadini che mi contattano e di tutti gli interessati, direttamente e personalmente sul tavolo del governatore della Regione Lazio e su quello del presidente della Provincia. A Francesco Rocca e a Luca Di Stefano invierò una lettera per chiedere un incontro ufficiale, nel quale avere spiegazioni dettagliate e sollecitare la riapertura della galleria. Stessa cosa farò con i vertici dell’Anas e con tutti gli enti coinvolti in questa vicenda. E se servirà, porterò con me anche i cittadini che ogni giorno scontano i mille disagi che la chiusura comporta».