Lo studio
12.08.2025 - 13:21
Frosinone, al 102° posto nella classifica dei consumi pro-capite, è una delle uniche due province del Centro Italia, insieme a Rieti (al 90° posto), a occupare, tra sole realtà del Sud, una delle ultime venti posizioni della graduatoria.
Il dato emerge da un’analisi del Centro Studi Guglielmo Tagliacarne-Unioncamere che fornisce per la prima volta una stima dei consumi delle famiglie consumatrici a livello provinciale, analizzando anche la composizione tra alimentari e non alimentari nel 2023.
Il consumo pro-capite dei ciociari nel 2023 è stato di 14.415 euro; quello complessivo delle famiglie residenti, vale a dire l’aggregato che misura la parte del reddito disponibile non destinato ai risparmi, è stato di 6.722.100 euro, pari allo 0,6% del totale italiano, e con una variazione tra il 2019 e il 2023 del 15,8%.
Guardando al dettaglio dei consumi alimentari, la spesa pro-capite nell’anno in esame è stata di 3.736,3 euro, quella complessiva di 1.742.300 euro, pari allo 0,8% del totale, con un’incidenza dei consumi alimentari sui consumi interni totali del 20,7%.
La classifica
In testa alla classifica delle province per consumi pro-capite c’è Milano, che, con 30.993 euro a testa nel 2023, concentra l’8,3% della spesa complessiva degli italiani nel 2023. A seguire Bolzano (29.146 euro) e Monza e della Brianza (26.714 euro). Sul fronte opposto Foggia chiude la classifica con 13.697 euro, cioè meno della metà della cifra milanese. Al penultimo posto c’è Caserta, con, 13.890 euro, preceduta da Agrigento, con14.020 euro).
Nella classifica relativa all’acquisto di beni alimentari, invece, svetta Roma, con il 7,8% dei consumi del settore.
Il podio, dunque, è tutto settentrionale e per trovare una provincia del Sud Italia bisogna scorrere fino al 23° posto, dove si trova Cagliari, con 22.225 euro. Il Mezzogiorno, dunque, arranca. Basti pensare che la media dei consumi delle province meridionali, è di 16.244 euro ed è più bassa del 20,8% rispetto a quella nazionale, pari a 20.510 euro).
Il Mezzogiorno, però, è l’area che ha visto aumentare di più le spese delle famiglie residenti tra il 2019 e il 2023, con un incremento di quasi il 16%, contro il 14,4% del Nord-ovest, il 12,7% del Nord-est e l’11,3% del Centro.
L’incremento di spesa a livello provinciale vede Enna in testa alla classifica italiana (+21%), seguita da Caserta (+ 20,2%) e Isernia (+19,5%). E, allungando lo sguardo alle prime dieci province, dopo L'Aquila (+19,4%) troviamo altre tre realtà siciliane Caltanissetta (+19,3%), Catania (+19,0%) e Agrigento (+18,2%) pari merito con Pavia (+18,2%) tallonata da Avellino (+18,1%) e Bolzano (+18%).
Alle ultime posizioni troviamo invece tutte realtà centro-settentrionali con Gorizia ultima (+5,7%) e Udine penultima (+6,6%).
Il dato regionale
Oltre la metà dei consumi del Paese sono concentrati in cinque regioni. Nonostante il dato di Frosinone e Rieti, nella top five rientra anche il Lazio, che occupa il secondo posto della classifica regionale, con il 10,2% dei consumi, seppur a distanza rispetto alla Lombardia, prima con il 20%. A seguire il Veneto (8,9%), l’Emilia-Romagna (8,6%) e il Piemonte (7,6%).
Guardando, però, ai valori pro-capite lo scenario è diverso. In testa si trova il Trentino-Alto Adige, con 26.186 euro per abitant, seguito da Lombardia (24.284 euro), Emilia-Romagna (23.377 euro), Valle d’Aosta (23.061 euro) e Liguria (22.498 euro).
Al capo opposto della classifica la Campania, con 15.467 euro, e la Calabria, con 15.436 euro, che chiudono la graduatoria con un livello di consumo pro-capite inferiore di circa il 25% al dato medio nazionale.
Guardando invece al tasso di incremento, a livello regionale le prime quattro posizioni sono occupate da Sicilia, che ha registrato un aumento del 17,2% tra il 2019 e il 2023, Molise, con un aumento del 16,9%, Abruzzo che segna un +16,7%, e Sardegna, con una crescita dei consumi del 16,3%.
La spesa alimentare
L’incidenza maggiore della spesa alimentare sui consumi complessivi delle famiglie si rileva al Sud, con il 23,4% contro una media italiana del 18,6%. Al Centro la spesa alimentare incide per il 18,4%, al Nord-ovest per il 17%) e al Nord-est per il 15,3%.
Le regioni a maggiore incidenza di spesa per alimenti sul totale dei consumi complessivi sono la Campania (26,4%), la Sicilia (23,8%), la Basilicata (23,5%) e la Puglia (22,3%).
Quelle a incidenza più bassa sono la Valle d’Aosta, con il 13,3%, e il Trentino-Alto Adige, con l’11,5%. A livello provinciale al primo posto c’è Caserta, seguita da Napoli, Salerno, Avellino e Benevento.
Inoltre, appartengono ancora al Mezzogiorno sette province su dieci che hanno registrato il maggiore incremento dei consumi alimentari, di queste cinque sono siciliane (Catania, Ragusa, Trapani, Palermo e Siracusa). Al Sud, inoltre, si concentra un terzo dei consumi alimentari totali del Paese. Seguono il Nord-Ovest (28,2%), il Centro (20,5%) e il Nord est (18,1%). A livello regionale, la Lombardia è prima con il 17,2%, il Lazio secondo (10,2%) e la Campania terza (9,7%). Mentre nella classifica provinciale il podio è composto da Roma (7,8%), Milano (6,0%) e Napoli (5,2%).
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