Spazio satira
Occupazione
04.04.2025 - 14:00
Un lavoro sempre più precario con più cessazioni che nuovi contratti rispetto al 2023. È il bilancio dell’Inps su attivazioni e cessazioni dei contratti di lavoro con il report, aggiornato a tutto il 2024, “Osservatorio sul mercato del lavoro”. E, a lanciare l’allarme sul lavoro, è la Cgil Roma e Lazio. Nel 2024, in provincia di Frosinone, sono stati attivati 45.564 nuovi contratti di lavoro, più 1.630 rispetto all’anno precedente (43.934) per un incremento del 3,71%. Tuttavia risulta superiore il numero delle cessazioni che, da gennaio a dicembre 2024, sono state 43.534 per una crescita del 6,01% rispetto alle 41.064 dell’anno precedente. In diminuzione il numero delle variazione contrattuali, scese da 5.707 a 5.516 per un meno 3,34%. Il saldo risulta così negativo di 1.031 unità lavorative.
Nel dettaglio, il 54,33% delle assunzioni (24.758) è a termine, in crescita dal 46,22% dello scorso anno. La quota delle assunzioni a tempo pieno, nell’ultimo anno, è scesa dal 27,25% al 17,23% con un totale di 7.853 attivazioni. Decisamente meno consistente il ricorso ad altre tipologie contrattuali a cominciare dalla somministrazione (8.299 in totale per il 18,21% delle assunzioni). A seguire con 2.243 (4,92%) l’apprendistato, poi con 1.282 gli stagionali (2,81%) e con 1.129 i contratti intermittenti (2,47%). Sul fronte delle cessazioni quasi la metà, 20.307, riguarda i rapporti a termine, quindi 11.547 quelli a tempo indeterminato che, dunque, superano di gran lunga le assunzioni. In somministrazione si sono visti cessare il rapporto in 8.015, mentre la quota dell’apprendistato si ferma a 1.386. Cessati praticamente tutti gli stagionali assunti, 1.271. Chiusi anche 1.007 contratti intermittenti.
Le variazioni contrattuali hanno riguardato la trasformazione a tempo indeterminato di 4.490 rapporti a termine su 5.516. Residuali le altre tipologie con 695 apprendisti e 235 somministrati. Poi le altre categorie. «Nel 2024, nel Lazio, si è registrato un calo di circa 65.000 nuove attivazioni dei contratti di lavoro - denuncia la Cgil Roma e lazio - Dai 995.140 del 2023 ai 930.691 del 2024. Una contrazione che determina un saldo, tra attivazioni, cessazioni e variazioni contrattuali, in calo dell’11% rispetto al 2023 e che riguarda tutti i settori merceologici. Segno di una diffusa sofferenza del sistema produttivo ed economico del nostro territorio».
Per la Cgil di Roma e del Lazio «meno contratti, meno stabilità e meno ore di lavoro è la sintesi a tinte fosche del 2024. L’85% dei nuovi contratti infatti è con forme di rapporto di lavoro precarie; il part time, più diffuso tra le donne, è in aumento sia per le donne, che per gli uomini. Siamo convinti che a questo preoccupante contesto occorra dare una forte risposta pubblica, in termini di servizi e di politiche per l’occupazione stabile e di qualità. Per queste ragioni, abbiamo manifestato tutta la nostra preoccupazione nell’ultimo incontro con l’assessore al Lavoro della Regione Lazio, Giuseppe Schiboni, e abbiamo chiesto delucidazioni in merito all’attuazione nel nostro territorio della riforma, nell’ambito del Pnrr, riguardante le politiche attive del lavoro, le nuove attività di formazione professionale per il reinserimento nel mercato del lavoro». La Cgil evidenzia che «la situazione occupazionale e reddituale nella regione Lazio rimane in uno stato di continuo peggioramento» e rimarca «la necessità di accelerare sul potenziamento dei centri per l’impiego» e su «azioni per la creazione di vera occupazione».
Infatti, ad oggi «solo il 30% delle assunzioni necessarie per i centri per l’impiego è stato effettuato». Una situazione, prosegue il sindacato, «che ha ricadute negative sia sulle condizioni di lavoro del personale, sia per le cittadine e i cittadini che vi si rivolgono. In questo senso, anche sul programma Gol abbiamo chiesto chiarezza rispetto alle reale rioccupazione delle persone coinvolte che risulta essere bassissima rispetto alle risorse già spese, alle azioni formative già attuate e concluse e auspicando un’inversione di tendenza rispetto a quelle ancora da mettere in campo. Per tutte queste ragioni abbiamo chiesto e riteniamo sia improcrastinabile l’attivazione di un tavolo permanente con la sottoscrizione di un protocollo per le politiche attive».
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