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I numeri

Allarme rosso per il Lazio: 25.988 giovani emigrati dal 2011

Il segretario della Cisl Coppotelli: «Serve un forte impegno di tutti»

Fuga dei giovani

Il Lazio sta vivendo una fase di “inverno demografico”, come definito da Enrico Coppotelli, segretario generale della Cisl Lazio, a causa della denatalità inarrestabile, ma anche della crescente fuga dei giovani dalla regione. Nel 2023, il saldo negativo tra chi ha lasciato e chi è arrivato è stato di 1.711 unità. Un dato che, se si considera il periodo tra il 2011 e il 2023, raggiunge ben 25.988 giovani, tra i 18 e i 34 anni, che hanno scelto di emigrare all’estero in cerca di opportunità migliori.

«Una ferita che impoverisce due volte il Lazio», sottolinea Coppotelli, «privandolo non solo delle migliori promesse del nostro futuro, ma anche delle risorse economiche che per anni le famiglie hanno trasferito alle nuove generazioni. È urgente combattere le disparità sociali e territoriali nella nostra regione e investire in infrastrutture materiali, digitali e sociali, garantendo che ogni euro pubblico venga utilizzato in modo efficace».

I dati, elaborati dalla Fondazione Nord Est su base Istat e pubblicati da Il Sole 24 Ore, evidenziano una perdita incalcolabile in termini di capitale umano, che ha comportato, nel solo Lazio, una diminuzione di 9,2 miliardi di euro tra il 2011 e il 2023, considerando gli investimenti fatti in istruzione sia dal sistema pubblico sia dalle famiglie. Una cifra che esprime il valore sociale ed economico di giovani talenti e opportunità perdute, e che lascia prevedere ricadute pesanti sul futuro sistema pensionistico.

L’emigrazione giovanile riguarda non solo gli studenti, ma anche chi cerca un lavoro migliore, con salari più competitivi e più in linea con le proprie aspettative professionali. Coppotelli sottolinea infatti che i giovani del Lazio non fuggono solo per motivi di studio, ma anche per motivi professionali, cercando opportunità in paesi come il Regno Unito, la Germania, la Svizzera, la Francia, la Spagna, gli Stati Uniti, i Paesi Bassi, il Belgio, l’Australia e il Brasile.

«La questione del lavoro è centrale», prosegue il segretario generale della Cisl Lazio, «per questo motivo, lo scorso 17 gennaio abbiamo dato il via, da Viterbo, alla richiesta di un Tavolo Regionale per i giovani, un’iniziativa accolta con favore anche dal presidente del Consiglio regionale del Lazio, Antonello Aurigemma. Crediamo sia arrivato il momento di avviare un lavoro comune e sinergico tra istituzioni, autonomie locali, sindacato e sistema delle imprese, puntando sulla qualità degli investimenti, sulla legalità, sulla sicurezza sul lavoro e sulle buone flessibilità contrattate, per creare occupazione di qualità».

In questo scenario, la Cisl Lazio fa appello alla collaborazione tra tutte le realtà coinvolte per affrontare le sfide della regione e rilanciare le opportunità per i giovani. La strada da percorrere è ancora lunga, ma l’urgenza di intervenire è chiara. Il Lazio ha bisogno di un cambio di rotta per fermare l’emorragia di talenti e risorse che sta compromettendo il suo futuro.
La regione, con le sue cinque province sempre meno attrattive, si trova così a dover affrontare una sfida significativa: come trattenere i suoi giovani?

Le soluzioni proposte includono il miglioramento delle infrastrutture, sia materiali che digitali, la creazione di opportunità di lavoro qualificate e l'incentivazione di un ambiente imprenditoriale e innovativo. C'è una crescente consapevolezza della necessità di un intervento coordinato tra istituzioni, università e imprese per invertire questa tendenza.

La situazione nel Lazio non è isolata ma riflette una tendenza nazionale che richiede urgenti politiche mirate a riaccendere la speranza e le opportunità per i giovani all’interno della regione.

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